«Come posso accettare pedissequamente l’ordito d’altri senza premunirmi di salvare il diritto di un più che lecito contraddittorio? Voi che vi affidate a persone cosiddette titolate e competenti, come potete non nutrire un qualche piccolo dubbio? Voi che avete educato la memoria a narrazioni distorte e non vi siete mai preoccupati d’aver prima disertato l’esercizio di pensiero. Sì! Vi dico questo, non già per vanagloria, ma perché non so trovare una soluzione plausibile che possa sanare il precario stato di salute in cui versa la libertà».
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