«Tradisce ogni aspettativa. Parola che non viene, diserta!».

«M’inerpico! Guardo il mio orizzonte nel distacco di chi mi assilla».

«L’inchiostro dello scrittore non sta in vena! Dopo la macchia, segna la pena».

«Se è vero che, con un sottilissimo filo di paglia, io posso appiccare un grande fuoco; non è altrettanto vero che, con una piccolissima goccia di rugiada, sul nascere, io possa nutrire una qualche speranza di poterlo spegnere».

«Non riesco a immaginarmi la libertà nel libero arbitrio se non in uno stato di consapevolezza acquisita».

 

 «Dietro al rosso si nasconde il nero... e parlo solo di cielo!».

«Ho nostalgia della mia giovinezza, vissuta forse non come avrei voluto o avrei dovuto, più per la sua fragile effimera bellezza che per la sua leggera spensierata inconsapevolezza».

«Amore! La parola tra le parole che, dai contenuti promessi, con più facilità viene puntualmente contraddetta».

«Giacché, molto prima, mi perdo nei tuoi ricami, mi è inimmaginabile vederti nuda da vestita».

«Il tuo essere incerta chiede tempo; mi tormenta la ragione e m’inchioda all’agonia dei sensi».

«Per non profanare il mistero dell’immaginazione, in amore mi attengo alle supposizioni».

«Detesto la pigrizia! La pietra tombale dell’uomo rassegnato all’anonimato».

«La ragione che mi induce quotidianamente a scrivere è quella sempiterna melanconia che accompagna la vita mia. Un debito di vita da saldare; di una vita che mi precede... di una vita che mi è appartenuta, ma che ho poi disconosciuto. Una vita da scrittore; una vita che oggi diremo da ghostwriter, da scrittore fantasma. Sì! Perché se oggi firmo le mie parole è proprio perché oggi, finalmente, io sono».

 «Nonostante la mia educazione mi porti ad augurare una Buona Pasqua ad amici e parenti vicini e lontani, voglio confessarvi quanto oggi io, in questo auspicio che è consuetudine, avvisi un vuoto a perdere da non disperdere nell’ambiente».

«L’albero che mi mette in ombra tiene la chioma in luce».

«Non fu il primo piede a portarmi fuori dalla zona d’ombra, ma il secondo che seguì le orme del primo».

«L’uomo moralmente onesto raggiunge in solitudine uno stato di consapevolezza che raramente coincide con quello che la meritocrazia chiama successo. Per questo, a quelli come me, capita d’esser cacciati via anche dal giornalino parrocchiale».

«Il ricco cerca nel povero non un confidente, ma un anonimo specchio dove poter far riflettere il suo preoccupato soliloquio».

«Non ho la pretesa di convincerti così come non m’aspetto d’essere esonerato dal deluderti».

«Parlando di scrivere, un alto prelato un giorno mi confidò: ti temono, perché è una penna, la tua, che buca il foglio».

«Non mi meraviglio tanto di quanti postino delle stupidaggini; mi stupisco piuttosto di quanti accoliti, polli da becchime, accorrano a blandirli».

«Nello starti vicino mi riprometto di non farti pesare il mio esserci».

«Allontano, turandomi il naso, la pochezza dello stronzo; ignoro, cucendomi la bocca, la strisciante alterigia del bastardo».

«Se non c’è margine nel mio orizzonte, finirmi ti è impossibile!».

«Io scelgo l’audacia dell’insubordinato, perché non voglio esser vittima dell’agonia del miserabile».

 «Rarità! Artigiani del pensiero industriati alla logica».

«Grazie alla fame dei poveri, la fama dei ricchi!».

«La pretesa dei furbi è presunzione! Un’arroganza che vorrebbe scavalcare i tempi d’attesa conformi all’ordine d’arrivo».

«Margherita tra le margherite, io prativo, mi difendo, dall’altrui distratto calpestio, assiepato in un ciuffo d’erba».

«Palese contraddizione dell’uomo. Chiuso in casa, tra le sue quattro mura, si sente libero».