«Dobbiamo pur sempre convincerci del fatto che siamo, vuoi prima o vuoi dopo, volenti o nolenti, destinati a fare i conti con il nostro passato che ci ha lasciati soli alle prese dell’odierno presente».

«Diciamocelo, per voi della carta stampata, è del tutto naturale pubblicare solo qualora, preventivamente da indagini di mercato, indipendentemente dalla qualità dell’opera stessa, ravvisiate un ritorno commerciale congruo alle vostre spese sostenute. Sì! Non siamo poi così ingenui. Siete industrie, alla pari delle altre industrie, del tutto dedite alla pubblicazione di un’idea di pensiero solo qualora, quest'ultima, sia capace di generare un progetto in grado di far vendere un libro alla stessa stregua di un detersivo».

«Nessuno può dirci, con la massima esattezza, quanto rumigare dentro ci porti fuori».

«Un bel ricordo non può che alimentarci il desiderio di un’esperienza da rivivere, consapevolmente, in un presente diverso».

«È la volontà a tenere in vita i sogni, impronunciabili più per umiltà che per pudore».

«Le attenzioni che rivolgiamo a chi ci ama ci dimostrano che, un sentimento con le sole parole, non sempre si può spiegare».

«In fondo mi basterebbe un sì che non fosse un preludio di un no».

«Il mio scrivere lo definirei di sintesi, conciso e denso: poetico, puntuale e rigoroso; capillare ma non cavilloso».

«Sottoporlo alla luce! La più reale delle minacce che possiamo infliggere al buio».

 

«Nelle ragioni del sentire, accolgo l’emozione del fare».

«Gli editor sono più inclini a rifiutare i manoscritti che a fiutare libri di successo. Vi dico questo solo per sfatare una leggenda metropolitana che li vorrebbe accesi rivali dei già bravi Lagotti da tartufo».

«Il poeta senza il filtro delle lenti guarda gli occhi spenti delle povere genti».

«L’editoria segue le stesse logiche di mercato di una qualsiasi altra industria che punti a produrre profitto, alimentando un pensiero allineato e conforme al sistema stesso. Pertanto, lo scrittore che volesse farsi pubblicare, dovrà scrivere rispettando un progetto controllato e controllabile in ogni sua fase di stesura».

«Vi è inutile confondere le acque con depistaggi o segnalazioni improprie! Il messaggio predestinato, nei tempi e nei modi a lui più congeniali, giunge sempre a destinazione».

«Tanto davanti all’apparenza, quanto in fondo alla speranza, la distanza che ci divide dal realizzare un sogno».

«Quando morirò, la speranza che mi sopravvive, mi chiamerà in vita un’altra volta».

«Empatia... Non chiedermi, ma rispondimi del mio non detto».

 «Non lasciatevi tentare dalla porta di servizio socchiusa. Molti incauti, hanno già versato lacrime amare, nel lasciarci in pegno le loro dita».

«Ci sono antenne che non vediamo sui tetti. Ci sono antenne che, sotto la coperta di pelle, ci dicono degli altri più di quanto noi, con la nostra stessa ragione, riusciremmo mai a comprendere».

«Qualora vi doveste sentire morire dentro, tiratevi fuori! Se non altro per puro spirito di primordiale sopravvivenza, sempre ammesso e concesso che non siate già stati diseducati anche a quello».

«Un po’come l’amore, la libertà. Inutile parlarne se non la si è mai conosciuta. Impossibile praticarla se non la si è mai incontrata. Impensabile trovarla se non la si è mai cercata».

«Per come vanno le cose non si può certo dire che l’uomo, avulso da quel reverenziale timore di Dio, operi tra scienza e coscienza».

«Non posso non tenere fede alla parola data, come, a maggior ragione, non posso responsabilmente non pensare di essere».

«Neutralizzare l’intelligenza, attraverso un cavilloso processo di acculturazione, porta a livellare le coscienze».

«Io credo che Dio stesso abbia chiesto ai poeti di cantare, a testimoniare l’amore, la nostalgia di un mondo migliore».

«La linea di tenuta è il punto di partenza del mio scrivere».

«Sia d’esempio il padre che, con profondo spirito di abnegazione, porta alla coscienza la logica del buon senso».

«Quella dei saccenti la chiamo alterigia! Hanno la presunzione di saperne sempre una più degli altri».

«Mi dicono che chi scrive dovrebbe conoscere i numeri del mercato dell’editoria: che nove libri su dieci, ogni giorno pubblicati, vendono meno di cento copie. Mi dicono che chi scrive dovrebbe conoscere i critici più dei propri lettori. E a dire che, io scrittore da più di una vita, non scambierei mai un numero per una lettera, proprio perché una lettera da me scelta non solo mi rappresenta nei suoi contenuti, ma mi consente di dire molto di più di quanto io stesso possa esprimere. Vi sia dunque chiaro che, cari editori, se io scrivo è per sentirmi libero di mantenermi coerentemente e moralmente invenduto».

«L’aldilà non dev’essere poi così lontano, se stamani ho appoggiato la mia testa sulla tua lapide perché volevo sentirti ancora una volta accanto».