«La storia è una forma di narrazione assai distante dall’essere oggettiva; poiché riccamente e, troppo spesso, volutamente costellata di errate interpretazione dei fatti accaduti. Dal momento che ci è materialmente impossibile raccogliere le notizie alla fonte, il nostro argomentare diventa ineluttabilmente compilativo, deduttivo, evocativo, quand’anche celebrativo. Ma chi può dirci in tutta onestà che quanto ci viene riportato dai media è, in contenuto e forma, la verità? O piuttosto siamo con la verità alla sventurata Cecilia, che tutti la vogliono e nessuno la piglia? Lungi da me l’idea di esser seppur minimamente offensivo, ma di questi tempi mi è molto difficile non essere interrogativo e significativamente dubitativo».
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