«Oggi ci dicono che se vogliamo arrivare alla parità di genere dobbiamo partire dalla parola. Architetto, architetta; avvocato, avvocata; medico, medica; soldato, soldata; sindaco, sindaca... e chi più ne ha più ne metta! Ma c’è da chiedersi se femminilizzare, per emancipare e creare nuovi ruoli di ciò che prima era prerogativa maschile, ci ponga realmente al riparo da nuovi scenari d’inedite forme di imposizione o se, piuttosto, diventi solo una brutta e discutibile licenza poetica».
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