«L’untore non può uccidere il gregge, giacché ci ha già pensato il suo pastore!».

«La vecchiaia mi ha portato via la mia inconsapevole bellezza che in gioventù avevo nutrito con una certa dose di timidezza. La mia fortuna e la mia salvezza fu Francesca, quella giovane e avvenente ragazza che sarebbe diventata mia moglie. Lei seppe recidere il fiore prima che il mio sfiorire potesse aver la meglio sulla mia ragione. Già! E se così non fosse stato avrei dovuto attenderla in chissà quale altra vita e in chissà quale altro prato».

«Sotto il peso della neve, il ramo spiove! Ma all’orizzonte del crepuscolo, al ciel par s’erga».

«Boccheggiavamo dei labiali troppo distanti dall’essere compresi, io di qua e lei di là. Tra di noi una fredda vetrata!».

«Lo scrittore scrive perché non può esimersi dal perenne interrogarsi. Solidale alla vita, richiama la natura senziente; colei che agisce d’istinto nell’estromettere l’inumano della ragione impura».

«Epifania di un silenzio immoto, gratuita passa di bocca in bocca. La parola interpreta i miei sentimenti e si fa suono sulle corde vocali. Per quanto mi ferisce, non sempre chiara mi riferisce. Ma ho solo Lei. Chi sarei senza di Lei... un uomo qualunque senza dignità di patria!».

«Non posso prendermi il lusso di sbagliare! Oggi devo comprendere ciò che domani non devo accettare».

«L’incontro è un fatto di statura. Una levatura volta al bene prima che sia sopraffatto dal male; una vertigine incline al bello distinto dal brutto; uno sguardo vicino al consenso che all’intesa deve diventar parola».

«Un uomo opportuno a se stesso quanto inopportuno agli altri, come può sperare di vedere la luce di una congiunzione astrale?».

«Si giocava a stare chi dalla parte dei buoni e chi dalla parte dei cattivi. Ci si chiamava buoni e cattivi. I buoni erano anche deboli e i cattivi erano anche ignoranti. Non vi sto a dire chi vinceva. È abbastanza scontato, credo! Finito il gioco, chi era buono e chi cattivo, la vita, presto o tardi, ce l’avrebbe esibito e senza troppi infingimenti».

«La frammentarietà del poeta sta al numero degli specchi d’acqua in cui si riflette».

«Entro nel tuo respiro e non esagero nel dirti quanto il tuo sogno somiglia al mio».

«Il modello dell’idiota attecchisce sulle spoglie mortali dell’ingenuo».

«Considero la filosofia la madre di tutte le scienze, giacché sa coniugare i se, i ma e i però deducendone tutti i suoi perciò».

«Vi sono operazioni che, mirate a radicare la paura, accestiscono al corpo dopo il taglio della testa».

«Sequestrati da una vita infame! I matti ci mettono in guardia dall’incombere del pericolo e per farlo ripetono sempre le stesse cose, tanto da sembrare logorroici».

«Non migro in cielo se punto in alto! Nessuno può sentirsi esonerato dal compiere la prova terrena».

«Prepariamoci al meteorite! L’ultimo colpo di coda non sarà di certo della cometa. Giacché la rabbia di chi s’avvedrà di non aver vinto salirà alle stelle! Ma a chi spetterà l’ingrato compito di contare i morti caduti in campo? E soprattutto, chi aveva già compreso tutto, quale rammarico avrà nel non aver potuto fare di più?».

«Non lontano dall’esserti vicino, compongo a memoria la lirica delle tue fattezze».

«Ammiro quanto in te ancora susciti rabbia genuina il veder sfilare la parata dell’apatia di un popolo delegittimato di ogni suo diritto».

«Emozione che la ragion non spoglia! L’approcciarsi al sentir d’amore si nutre di una magica curiosità inopportuna ai fatti».

«Mi sono accorto che non mi è più sufficiente bastarmi, per questo ti scrivo di quanto io sia arrendevole nel lasciarmi tentare dai nostri anni giovanili trascorsi insieme».

«Le lotte intestine elaborano lunghi tempi di risposta affinché si attrezzi un’attesa che, con un’esca, agli ingordi regali la spina in gola».

«Il popolo dovrebbe prendere spunto dalla ciabatta elettrica che in un unico attacco concede più prese».

«Per risalire la corrente bisogna staccare la spina».

«Nelle mie aspettative sono ossessivo! Cerco la risposta che, alle tante domande che mi vorticano in testa, abbia la prudenza e la pazienza di preservarmi vita e coscienza».

«In questa giungla inestricabile spetta al pazzo macchiarsi di gesti sobri».

«In tempi di crisi la via d’uscita è l’unica tra le tante ipotesi da far rientrare».

«Gli innamorati designati riconoscono le vestigia di un amor passato».

«Accanto a te sono dove mi vuoi e dove ti trovo».

«La parola che canta rende prossimo il suo significato».

«Hanno la folle paura di contrarre la malattia. Addomesticati, si mantengono in vita assoldati dalla morte!».

«Il confinamento della libertà come pratica prudenziale è un’autorevole prigione!».

«Veste il saio. Lo spirito libero si tiene stretto al cordone in vita».

«Più dei censori, i lettori sono i primi colpevoli. Affossano lo scrittore ispirato. Separano il contenuto di pensiero dallo stile sintattico. Col filo spinato tirano la linea tra due punti. Poveri ignari non v’è scuola che possa sottrarre ciò che Dio ha voluto dare!».

«Se io sono disallineato, riconsidera la tua vana pretesa di essere centro».

«Istintiva e concitata! Dalla disperazione non si può pretendere ponderazione se del problema non vi è in previsione una più che lecita risoluzione».

«La follia non è mai dell’ignorante, ma del matto che gli dà credito».

«I kitsch nel metterci la faccia, si vendono alle mutande!».

«I fumi scaturiti dalla fiamma rivelano il trapasso a folate di un corpo in cenere».

«Dovremmo riflettere sulla consuetudine e come, in quanto accettata, possa divenire tacita norma da ottemperare!».

«Il riscatto degli ultimi inchioderà i primi alle proprie responsabilità! Perché non già chi si proclama vincitore ha logicamente vinto». 

«La fisiognomica di Cesare Lombroso non è d’aiuto! I nuovi partigiani chiusi in casa non hanno più rifugio sicuro sulle montagne. Aspettano Godot, sul trasparente web, in una solitudine controllata da anonime mascherine degne di un teatro dell’assurdo. Tutto è inverosimile ed invisibile; tutto è plausibile, giacché indiscutibile! Questa peste inscenata da una religione pagana segue il progetto di un dio minore ed ha l’intento di spezzare l’antico patto di alleanza tra l’uomo e Dio. Ora, a quei pochi consapevoli, vada la responsabilità, di salvare chi brancola nella nebbia, al canto dell’istinto più che al riflesso della ragione».

«Quando il caffè non deposita più il fondo siamo alla frutta!».

«Il nemico che si premunisce della licenza di uccidere, dopo aver commesso il crimine, è convinto di essere innocente!».

«Tutte le strade portano a Roma, ciò nonostante una sola strada riporta a casa!».

«Se ieri ce l’avessero raccontato avremmo pensato ad una barzelletta. Eppure oggi siamo a rievocare il più oscuro medioevo di una repubblica plagiata da una piccola corona».

«Oggi chi mi fa temere la fede è più il sacrestano che il prete».

«La troppa confusione spinge all’esaltazione di credenze accettate a cui prestare liturgica confessione».

«Ad un’accettazione di un ragionamento non più razionale che si impone come dottrina del dogma, la disubbidienza civile oppone pacifica protesta, senso critico e accesa volontà di autodeterminazione».

«Quante volte misurandoci a nasconderci avremmo nuovamente acceso il nostro desiderio? Quello dell’ultima giocata non ci aveva segnato! Forse perché, troppo rispettosi della nostra natura, da sempre amiamo non sciuparci». 

«Abbiate fede... Aereo è il punto d’attracco del movimento terreno!».

 «Irriso dal pensiero unico, alla stregua dell’ultimo degli imbecilli, a difesa mi ritirai, nel consenso di una mia notturna consapevole coscienza, ad organizzare la riscossa che mi avrebbe posto in salvo anche se esiliato nello spazio dell’inimmaginabile oltre frontiera».

«Io preferisco una vita in onesta solitudine, nel momento in cui sconfitti gli infingimenti dovremo inevitabilmente misurarci con il fiorire degli sguardi sinistri».

«Ogni cittadino è diventato un potenziale sceriffo di fronte ad un presunto bandito, siamo al far west dentro e fuori ai saloon».

«Sì! Amo solo te che mi fai sentire ancora, malgrado non più giovane, semplice, ma non sciocco. Che mi permetti d’esser aperto alla curiosità e alla fragilità inquilina di una grande sensibile impazienza. Amo gli spazi di un’isola inespugnabile, dove noi, pieni d’innocente semplicità, rincorriamo, dalla terra al cielo, la coda dell’aquilone per divenire, nei nostri corpi, anime beate».

«Anestetizzati non possiamo dolercene: il coprifuoco ci battezza al sonno!».

«Il vero contagio è il conteggio degli assenti!».

«Dell’autunno decide l’affanno quando volge in nebbia».

«Se c’è ancora un briciolo di coscienza seppur residuale, ditemi in quale fosso è stata gettata. Ditemi dov’è affinché io possa coglierla e dispensarla a quei pochi reduci di uno spappolato sé. Patrioti con al volto le mutande, mascherine ante litteram, incappate in un prolasso degli elastici».

 «Ci hanno abituati alla costruzione di una verità che, nell’alimentare la paura, ha saputo persuadere».

«Guarda, guarda, la democrazia del bastone! Scende sempre sulle teste sbagliate».

«Gli artisti, al pari dei geni, con i loro tratti salienti avrebbero potuto cambiare il corso degli eventi, ma non vennero creduti perché non poterono fornire prova tangibile d'aver in dote ricevuto chiara premonizione».

«Cosa mi porto quando vado in guerra? Perché è di guerra che parliamo, vero!? Il coraggio che mi deriva dalla coscienza, lo spazzolino da denti, il dentifricio e un cambio di biancheria intima. E da ultimo che poi ultimo non è, perché non faccio un passo senza prima affidarmi a lui, il mio angelo custode».

«Al tempo dell’avvisaglia di una dittatura messa in terreno di coltura, l’invito al ragionamento dispone il nostro interlocutore alla paura».

«Giacché non hanno semi in zucca, agli scemi non sia data facoltà di seminare!».

«Un intero popolo di mistici ci dice che la continenza è un fatto di clausura».

«Io dubito della rettitudine di uno Stato quando ricorre alla curva per rendere prono il suo popolo».

«Cari giornalisti, non vi si chiede di emulare in grazia il primo degli scrittori! Ma, a casa mia, la narrazione disallineata dai fatti si chiama ipocrisia!».

«Viva mi è la tua interezza! Amo, nell’esilio del mio cuore, l’asilo dei tuoi occhi».

«L’autunno ha il pudore in bocca! Arrossisce prima di spogliarsi».

«Il pretesto che ci cala in un buio contesto ha la malcelata abitudine ad un chiaro interesse!». 

«Tra i sentimenti più volubili annovero la rabbia. Fuoco che quando s’incendia, pur acciecando non illumina!».

«Mi meraviglia assai quanto siate zelanti e miseri nell’osservare la Regola che Vi destituisce dall’umana dignità e che, da guardie, Vi rende cinici giustizieri di onesti incarcerati!».

«Sindrome dell’educatore: professare il bene schierandosi dalla parte del male!».

«Col tappo fan botto! Di gran carriera a tappe ci hanno ridotti con le toppe al culo».

«L’ordine delle cose rientra nel disordine dei fatti».

«Obnubilato dall’incubo delle acque stagnanti, al gentil rospo è salvifico il bacio della principessa».

«L’abitudine è un’avventura predestinata al vizio».

«I politici più si lavano la faccia e più si sporcano le mani».

«Gli idioti sono ottusi quanto gli scemi sono del villaggio. Di nessuno di questi mi sento di sostenere le parti».

«Vi sia, o vi serva, di monito... Desiderare la libertà, è troppo tardi! Dov’eravate quando vi inoculavano con il contagocce il peggiore dei mali?».

 «Non vado in pineta perché trovo fastidiose le formiche rosse! Tanto piccole che in processione non sai mai dove ti si infilano».

«Cozze agli scogli in balia delle onde del mare! Gli ottusi prendono continue sberle dalla vita».

«Vi pungolo sul vivo, sperando di non incontrare del morto!».

 «Compresero che se la filiera dell’irreale fosse stata convincente, la gente non avrebbe più sospettato del loro discutibile operato. Anzi lo avrebbero financo difeso, eleggendolo a verità assoluta! Chi, a tal proposito, avesse poi sollevato qualche dubbio, rimostranza od altro, sarebbe stato alla mercé del pubblico ludibrio perché complottista o disfattista. Giacché il loro fine era di metterci gli uni contro gli altri».

 Un bruttissimo film...

«L’aria è plumbea e sa di guerra fatta in pace.

Cinque o sei potenti mascalzoni, in preda alla noia cosmica, si dicono: giochiamo ad un carnevale del nuovo ordine mondiale.

Prendono le pedine, gli uomini che popolano quel che rimane del pianeta Terra, e appiccicano loro un virus influenzale che dicono letale.

Non contenti, in attesa del vaccino miracoloso, stilano pure un protocollo d’interventi: imporre tamponi, mascherine e distanziamenti.

In un’arena dove l’uno spia lo starnuto dell’altro.

Il primo che canta decreta la morte del vicino della porta accanto!

Ai funerali, alle ceneri tante, solerti becchini danno anonima e indegna sepoltura. Lontano dagli occhi impotenti, di familiari, amici e parenti».

 «Dediti all’osservanza del protocollo... Registro con un certo rammarico che i giovani d’oggi subiscono la menzogna perché ingessati dalla paura».

 «Si è chiamati a scrivere e non averne più voglia; nulla che non sia già stato detto e non sentirsi poi tanto originali. A passare in rassegna quelle quattro parole in croce e non trovare chiesa. Ad essere di sabato e non vedere l’ora che siano le dieci e dieci dello scampanio che annuncia la domenica. Ricordo di aver incontrato il mio amore ad una recita di poesie. Io ero tutto intento al verbo dell’eloquio e non era previsto che lei, inaspettatamente, potesse accendere in me quell’intercalare che nessun’altra avrebbe mai potuto».

 «A resuscitarci! Retta dalla volontà d’esistere, la parola del poeta ci sia di sprone».

 «Io non posso farmene una ragione! Ci hanno strappato la verità come strappare il figlio dalle mani della madre».

 «Solo il sonno della ragione può permettere che, giorno dopo giorno, indisturbata, l’irragionevole depravazione trovi, nella salvezza dell’umanità, il suo più nobile alibi».

 «Siamo tutti nella stessa centrifuga che ci vuol vedere asciutti ancor prima di essere stesi».

 «Il mio scrivere per quanto vi sembri insufficiente, visti gli scarsi risultati ad oggi ottenuti, non vi appaia negligente. Amici miei, sappiate che l’intento mio è di vedervi tutti affrancati da questa stagnazione morale rassegnata all’infame occulto».

 «Ammorbati dalla sua esistenza, il gioco è fatto! Chi li avrebbe convinti che il loro vero nemico era la paura?  Paura della paura, indigesta ad ogni avventura».

 «Giacché non ascoltano più le ragioni del paziente non allineato, scovano l’eretico nella sua tana! Al soldo del protocollo, i medici della terapia del bavaglio, dispongono di una rete a tela di ragno».

 «Angeli dei nostri tempi, i poeti! Sotto tortura tacciono quando gli inquisitori tracciano».

 «Del poeta, le pelli scritte! Pagine stratificate sulle ossa sepolte».

  «Di culto anaerobico, gli ortodossi della mascherina tirata fin sotto gli occhiali!».

 «Il candidato, diversamente da quanto sostanzia, all’apparenza sentenzia!».

 «Se educare ha come prototipo l’indecenza, il risultato è l’ignoranza!».

«Il sacrificio! Quando muore la libertà, le ali pendono dalle braccia».

 «Discernere... Quel comprendere che sa dividere la luce dei lumi dal buio, prima che scenda notte».

 «Non mi si voglia vedere poi così prosaico, ma se non comprendo sia lecito, quanto il tuo sì, il mio no, in ottemperanza del beneficio del dubbio!».

 «Ho abbracciato per tutta la vita Speranza. L’ho amata anche quando mi ha detto di chiamarsi Costanza!».

 «L’uomo di fede non teme l’invisibile! Sospetta piuttosto della malattia ragionata».

 «L’edera non è un albero! Per quanto nell’elevarsi a tale rango ne abbia soffocato almeno uno».

 «Abbia l’ardire di palesarsi colui che mi spinge a un Sì coatto! Poiché qui c’è in gioco la mia vita, io dico No e poi No! Mi desidera fragile e psicolabile, volubile e malleabile. Mi vuole zitto, zitto, per sfilarmi ogni diritto».

 «La mascherina ci spersonalizzerà in una commistione di generi che renderanno dubbia la nostra stessa identità già gravemente provata dalla perdita di autostima».

 «Del bene non si può dire male così come del male non si può dire bene».

 «Con le mani nell’impasto, pregio e difetto, tutti gli ingredienti si edulcorano in unico ed indistinguibile sapore».

 «Voi che vi siete arrogati il diritto di giustiziare le nostre vite sappiate che non sarà sufficiente far sparire le scarpe, Noi, statene certi, a piedi nudi torneremo».

 «L’edera è il colono umbratile degli spazi disabitati».

 «Non diventerà mai famoso perché non è servo del potere! Il vero intellettuale ha lo sguardo obiettivo fuori dal coro. È una stella alpina, forma residuale marginale endemica d’alta quota».

 «Parole, parole... parole! Sarà perché Vi attribuisco l’azione persuasiva per antonomasia che ora Vi diffido dal porVi alla deriva di una speculazione di pensiero che istighi alla prostituzione dell’intelletto al soldo di un magnate».

 «Dopo lunga attesa la speranza non può che, nel sacrificarsi all’evidenza, santificarsi all’impotenza».

«Del risveglio, la chimera è condizione di latente sorpresa!».

 «Sperimentare l’effetto domino su larga scala sarebbe dunque stato il fine di una siffatta macchinazione a servizio di una drammatica verità, comprovata da numeri difficilmente confutabili».

 «Seduti perché sedotti gli fu concessa l’attenuante d’esser stati, a loro insaputa, sedati!».

«Preservo i miei ultimi denti così non incorro nel contundere del pane secco. Con la fame in bocca protesto meglio!».

«Mi sono innamorato perché quando ti ho sfiorata ho avuto presente il nostro passato».

«Nell’amare sono solito guardare la trasparenza dell’occhio che davanti mi si anima».

«Le chiese si sono vendute anche le ultime campane di bronzo! All’assemblea del Signore, i fedeli, in processione, paiono muti con la palla al piede».

«Gli uomini sono come quegli uccelli che, nati in voliera, vedono il cielo attraverso la gabbia!».

«Ti amo non per quello che mi puoi dare ma per la gioia che provo quando riesco ancora, nonostante tutto e tutti, a farti sorridere».

«Il volto di un vero scrittore lo vedi dalle sue mani! Dal callo del dito medio, quando la penna spinge il dito indice in levare».

«Eroico per incoscienza o per fame. Il topo ignaro del rischio che incorre nell’avventarsi sul pezzo di formaggio, muore in trappola!».

«Una verità costruita attrezza una grande bugia!».

«Miseranda! Un’intelligenza che non sa coagularsi in un’etica».

«Vorrei dissuadere dal credere che il fare gruppo debba esser preceduto dalla diaspora dei singoli campanelli».

«Vorrebbe ammansire gli umori con un finto buonismo! La parola cara, tanto semplice per quanto ironica, se declinata in intonazioni equivoche, diventa deprecabile».

«Indossiamo i cappotti d’estate per prevenire le febbri d’inverno!».

«Al muro! Le crepe sono le orazioni dei tremiti».

«Dalla compagnia delle sue parole non potrebbe mai divorziare: giacché lo scrittore sa che sol quel che esiste può esser raccontato!».

«Non i presunti vivi sopravvivono ai morti, ma i supposti morti succedono ai vivi!  È in quest’ultimi che io ripongo le mie ultime speranze».

«Non manco mai di stupirmi per quanto la parola dello scrittore spezzi le cortine dei più dogmatici che afferrano il suo pensiero, nonostante stoltamente sposino un’imposizione che contraddice il loro sentiero».

«Libertà mi è impossibile ragionarla. In lei vivo l’istinto che istruisce la verità».

«Libertà, mi dicesti addio! Ti sfilarono, non so come, dalle mie braccia».

«Quando il ladro è in casa, per non farsi sentire, l’italiano ha imparato a far silenzio».

«Hanno colpito lo scrittore! L’hanno visto cadere in piedi e subito dopo ricoprirsi di un alfabeto di parole».

«Un popolo che non sa attribuire il significato alla parola libertà vive del suo vacuo significante».

«Fare squadra, disporsi in riga!».

«La libertà di postulare il dubbio contrasti la stagnazione morale!».

«All’implodere del brutto, il bello s’apposta in quota».

«Ad imperituro ricordo dello scrittore ignoto... Qui giacque colui che, servo di nessuno, col verbo scritto, dei castelli di fumo, fece pietre!».

«Il pensiero profondo si comporta come quel coniglio che, trovatosi nella macchia, prima di scorgere la via d’uscita, trivella tutta la collina».

«Destino inoppugnabile! I lungimiranti devono passare più di un’intera vita in sala d’attesa».

«Il nostro litorale non ha più le costole sul cuore! Indifeso geme tra i rami secchi degli antichi fasti dell’entroterra. Cotto dalla malinconia, il suo respiro è altresì corto quando i suoi occhi fissano plumbee nubi uscite dalle ingiuste morti».

«I bugiardini sono pagine di una letteratura in scatola che non mantiene quel che promette».

«Cartine al tornasole degli angeli in cielo, gli uomini in terra».

«Con la mascherina giocano facile! Ci omologano ad una moda che ha il larvato costume di farci perder la faccia».

«Affidarsi alle cure del nemico, transito a morte sicura!».

«Ora ci è chiaro! La strategia della politica s’avvale dell’appoggio di alcune frange compiacenti della comunità scientifica. Commina al suo popolo una prigione democratica, spacciandola per assedio cautelativo o, se preferite, precauzionale».

«Il germoglio che accestisce, all’ortolano propone l’attesa del frutto per il seme».

«Teso all’ascolto del sentire... Lo scrittore onesto rifugge dal farsi tributare alcuna grandezza, giacché tutto gli è stato suggerito».

«La coscienza che manca di filo conduttore, non ha presa!».

«Scrivo e scrivo e in tutto questo scrivere m’abbisogna delle vostre risposte per poter stratificare un pensiero che per natura fugge verso un istinto e indistinto cosmico».

«Del mio seno tengo al turgore! Bella di notte gioco a far l’amante, in ombra lontan dal sole».

«Quando un vaso tracima, l’acqua ch’esce non dà ragione all’ordine di venuta!».

«Prima di accettare tutto in nome della “regola” non dovremmo forse chiederci se è stata rispettata la richiesta di dar voce ad un suo contraddittorio!?».

«Lo spirito non sta dentro ad una bottiglia d’alcol, se lasci aperto il tappo evapora!».

«Si salvarono dal farsi legare perché da matti giocarono ad esser sobri».

«Non necessariamente si riferisce a qualcuno o a qualcosa... L’aforisma per natura è un ragionamento decontestualizzato! Concede al lettore il metro del libero arbitrio».

«La vittoria avrà il suo prezzo! Solo dopo conterà e canterà i morti lasciati in campo».

«Dapprima hanno detto che il poeta non lo si poteva lasciare in ombra, giacché sarebbe stato una mina vagante! Convennero, poi, che sarebbe stato più opportuno addomesticarlo, parlandone, piuttosto che farne un pazzo».

«Sulla rena bagnata, le conchiglie sbrecciate tagliano: non di più di un rasoio, non di meno di un collo di bottiglia separato dalla sua pergamena».

«Ciclicamente le follie intestine affiorano! Serrandano la luce del giorno al buio della notte. Così, colpiti dalla paura, gli anemici alla vita, procedono in un decorso della malattia che si prospetta infinito e malevolmente perfetto».

«Solo agli smemorati è concesso di non prestare fede alle promesse fatte».

«L’occhio inquilino è inquirente a casa d’altri».

«L’aforista con la sua narrazione esigua non s’indebita con la parola».

«I quasi mistici, con la scusa di voler salvare il mondo, incatenano la gente all’omelia del loro sguardo di cera».

«Forzature! Non sempre lo stato d’emergenza coincide con lo stato di necessità».

«La politica che persevera nella strategia della mosca, non indugia a toccar merda!».

«La giovane timidezza, un segno profondo di un più antico contegno».

«Tra l’uomo e i suoi bisogni c’è una sorta di complicità tra chi li fa e chi li raccoglie».

«Provare l’impossibile è documentare l’impensabile».

«Al collo della bottiglia, la stretta del tappo!».

«A settembre... Le piante daranno i colori dell’autunno, quando l’uomo vivrà l’inverno delle ceneri».

«Cos’è il pensiero? Quella corrente d’altro che dibatte e scompagina le nostre priorità».

«Proprio perché non si argomentasse, hanno imposto alla dialettica delle parole la guerra dei numeri!».

«Li portarono a dubitare della libertà, facendoli credere sicuri nella dittatura!».

«L’uomo ricco spinto ad esser povero non fa la fortuna dei suoi ladri!».

«La poesia è quell’anima fragile che mi rende partecipe di una verità relativa».

«Restaurazione dell’eclissi della ragione! Il piano a monte ottenebra l’ingenuità a valle. Che dunque scendano in campo i geni dalle iperboli in tutela dell’esercizio alla libertà di vita».

«La protesta rende pubblica una lecita strategia che concerti l’opportuno a riferire delle aree silenziate a dovere».

«Una pagina fatta di parole al sole difficilmente sarà raggiunta dalla lettura critica del censore vestito in bianco».

«Lo psicopatico cerca con la spina al pube la presa al muro».

«In politica: preparato ad essere il migliore... il più adatto entra in campo, manovrato dalle ipotesi peggiori!».

«L’andar di corpo, dà spinta al grave che ti prende respiro!».

«Non trovo deplorevole l’enfasi di chi si ribella ai soprusi! Provo piuttosto indignazione verso chi, con la sua pacata calma all’ombra del gelso, sordo al grillo parlante, abbindolato da cieca ingenuità, dorme allo sfalcio della vita».

«La verità percepita non ha osservanza della realtà concordata».

«Strategia politica! L’esca dentro la pesca porta alla tresca».

«Detenuti dai pensieri, i contenuti!».

«Ahimè, mi rincresce dirlo: siamo non capre, ma pecore messe nel recinto da un pastore che si spaccia per cane!».

«Nei versi del poeta il carisma del milite ultimo è a difesa della bandiera».

«La vita è la distanza che ci separa dall’acquisizione dello stato di coscienza».

«Giunto ad una certa età la vita non la vedo più come obiettivo, ma come conseguenza».

«Affratellato all’indecenza, l’uomo omaggia il suo io e non si cura più d’aver a cuore l’amicizia di Dio».

«Dallo spioncino dell’uscio, il mondo al di là è il particolare in un colpo d’occhio».

«Al tramonto di un cipresso, dai tetti di casa mia ogni mattina sorge un campanile».

«Sotto metafora, quando non si può altrimenti, il poeta condanna, in elenco, tutti i tradimenti!».

«Nel rispetto dell’attesa, la puntualità onora la speranza».

«L’uomo subisce in grande il circo della vita, quanto il clown lo rappresenta in piccolo».

«Bene rifugio per antonomasia... La libertà vale più dell’oro!».

«Davanti ad una pletora di sordi, spetta al cieco urlare all’assassino muto!».

«La solitudine è lo scotto che si paga ad esser troppo sinceri!».

«Disposte a riva, le parole che in mar fan sponda!».

«Le parole della disperazione hanno dalla loro il tabernacolo della vittoria! Nutrono l’animo con l’ostia di Dio, quand’anche assolvono gli onesti dal giogo dei corrotti».

«Inutile perdere tempo con imbecilli istruiti! L’intelligenza non va a scuola».

«Vessata da un interlocutore assente! Complottista la ragione patriota, vera opposizione sul fronte della disperazione».

«Ma guarda quanti, tanti, che afflitti dalla presunzione si credono depositari dell’audacia da palcoscenico!».

«Chi oscura le manifestazioni della piazza, mette in chiaro le intenzioni del potere!».

«Quando un corso d’acqua muore vive lo stagno e nello stagno i rospi fanno il verso alle cicale».

«Alla resistenza che chiama in causa lo spirito di sopportazione, io preferisco la rivolta che emancipa nell’azione!».

«Mi piace quell’amare che lascia intendere senza troppo scoprire».

«Dobbiamo fare ordine col sentire perché il ragionare ha disertato».

«Un popolo sedato è vinto dall’operazione in corso!».

«Chi sgrana il rosario sa che una perla è tra due nodi!».

«Agli occhi degli increduli e al plauso dei nostalgici... con il guanto di velluto a toppe di legno, chiodi e colla vinilica, i restauratori rispolverano lo scranno del dittatore».

«La timidezza reclude l’adolescente nella trappola del desiderio».

«Nebbia alle tenebre! L’occhio in rete si eclissa dietro all’invisibilità della palpebra».

«Prodotto culturale... Abbiamo capito che all’uomo gli è innaturale l’umanità!».

«Le apparenze danno all’ottone la valenza dell’oro che ti rubano in casa».

«Vezzo dei puristi... Credono che il coglier merda dall’erba sia occasione rara».

«Riallineando le parti... il restauratore vede nella rottura perfetta la possibilità di nascondere il trauma».

«Quando la pelle si stacca dal corpo riconsidero, con le vesti più grandi del padre, il fatto di tornar fanciullo».

«Quel giorno nacqui perché quella farfalla in bellezza mi colpì a tal punto da volerla seguire su di un fiore in terra».

«L’uomo che non sa legare la causa all’effetto è destinato ad essere un miope in balia di un campo magnetico!».

«Col 5 G si ha la desertificazione dell’essere! Si abbattono gli alberi perché c’è chi ha già deciso del futuro dell’uomo e del suo sradicamento dal bene della vita».

«La vita degli abulici resta inedita!»

«Dalla voglia s’infinse diversa per non cader in doglia».

«L’imbarbarimento del linguaggio, nell’uso di un metalinguaggio a lui affine, vara il silenzio degli incompresi!».

«Avere una buona cultura di base non ci dovrebbe esimere dall’essere concilianti con la natura del meristema apicale».

«A cavalcioni sul ramo, la fanciulla si porta all’altezza del volo!».

«Inconfutabile dalla scienza la verità della coscienza!».

«Nel gioco delle scatole cinesi l’ipotesi è in assenza di contenuto!».

«Un fiume in piena ci prepara ai secchi!».

«Nel vuoto di coscienza... A difesa, l’impeto assolda la guerriglia!».

«L’effetto della causa... Provvidenziale al gatto affamato! La caduta dal nido è fatale allo sparuto uccellino».

«Protagonisti del rovescio! La macchia mette in ombra i latitanti del diritto».

«Degrado morale... L’attesa che dissipa la speranza, spegne il domani!».

«In condizioni di stallo non c’è spunto!».

«I commilitoni con la bavetta alla bocca sono forza in armi dei caporali».

«In una democrazia ciò che rende incauta la vita è l’esigua libertà a monte della prigionia!».

«Tautologia del declino di una civiltà: introdurre il distanziamento sociale, negando, di fatto, ogni forma di assembramento».

«Tutti sanno che le bandiere sventolano all’asta quando i militanti soffiano in quota».

«Sigillando le linee di fuga non v’è possibilità per l’acqua di non finir in gronda! E’anche detto che: tutto dall’alto piove in basso, ma non tutto dal basso evapora in alto».

«All’intelligenza delle mani non manca l’esser ricca per non sentirsi povera!».

«Alle coscienze tenute al bastone, anche una carezza desta preoccupazione!».

«La libertà riservata sfugge all’investigazione!».

«L’abitudine alla clausura condiziona la libertà alla paura!».

«Mimesi... Un elmetto nel prato emula il sonno di una tartaruga al passaggio di un partigiano».

«Ho impollinato il tuo fiore! Sapevo che avresti migliorato il mio seme».

«Non elaborata dal pensiero... La modestia è l’umiltà dell’esser grandi e non accorgersene».

«Nell'eguale monotonia di un tempo indistinto, il tam tam è nella verità del presagio!».

«D’appendice allo scrivere, il glossario determina e specifica le singolarità della narrazione autoriale in forma scientificamente ordinata».

«Scrittore mio non temer le curve piatte di quegli che, in invidia, non potendo far altro, ti risponde con la voce grossa dell’orgoglio!».

«Nel far espletare i bisogni ai nostri cani, siam nell'aiuola come carbonari!».

«Il grande fratello... Nelle connessioni da remoto, l’uomo sperimenta il dono dell’ubiquità!».

«Certi politici nel lavarsi il culo trovan faccia!».

«I lacchè son zecche domestiche! Aggrappolati al basso ventre del dignitario in fama, voglion dar di sé reputazione!».

«Dopo la fiumana potremo aspettarci di ripartire dalla trasparenza delle acque solo se il processo di decantazione dei grevi ha ultimato il suo corso».

«Nasconde una bugia! Un re che muore e non guarda negli occhi la sua regina».

«Alla testa di un uovo, il culo di una gallina grida al miracolo!».

«Imponderabili ai fatti perché incorporei... Gli angeli assicurano il loro anelito al peso di chi li invoca».

«Dal taglio delle sue curve, l’onda decide del mare!».

«Certe prevenzioni hanno un caro prezzo! Ci occupano in detenzione».

«Dell’esca... L’amo è la spina dorsale del verme!».

«Mi accredito un’appartenenza per non soffrire la noia dell’impotenza del guardar a vista il muover dell’inconsistenza».

«Sulla transitorietà... Prima o poi, la promiscuità dell’era del forse».

«In punta di piedi dalle tue impronte guardo l’orizzonte che spunta da un’ansia, a noi comune, di rivederci dalla palma, dietro le dune di un’oasi lontana, a giocare a nasconderci consapevoli di ritrovarci abbracciati nel respiro corto dopo una lunga corsa».

«Con la discrezione di una piuma che di me non ti faccia accorgere, vorrei esserti di sollievo».

«Amo gli amori disadorni, ricchi nella loro frugalità. Trasparenti al compiersi dei gesti!».

«Chiuso in casa! La morte che mi attraversa, non spende la mia vita!».

«Lungo le converse dei tetti che danno in gronda i piccioni che tubano mandano le incontinenze in scolo!».

«Ho raccolto il bocciolo dalle tue mani di rosa perché non si piegasse alle gelate tardive».

«Pacificazione... La compostezza destinata a dare ordine all’umore».

«Marinai che imbarcano il mare, approdano a terra!».

«Ascoltami! Non calarti coi piedi ammollo, quando l’acqua bagna il sentiero asciutto».

«In guerra... Gli stanziali vollero confondersi con i popoli nomadi, per non morire prima d’aver vissuto!».

«Recalcitranti manchevoli all’incasarsi, i latitanti!».

«La paura è una forma di congenita coscienza inconsapevole. Si manifesta senza argomentarsi!».

«Al conforto di una camicia di forza... La camicia bagnata è una seconda pelle che ci stringe alle pareti domestiche di un privé. Foto antica al trapasso delle nostre emozioni!».

«Morto che parla: L’astinenza è l’indulgenza dei vivi!».

«In uno stato emergenziale, i divieti! Distanziati in fila, siamo nel rispetto della coda quando non c’è più la testa».

«Evochi, invochi e contempli... Fede mia stringiti all’anima mia!».

«Con uno straccetto ed unto di gomiti... In casa tiro l’ottone delle maniglie all’oro, affinché le trasparenze possano dirmi del loro passaggio!».

«L’uomo in quarantena gioca a fare il monaco».

«Purtroppo! La natura dell’uomo non ci ha tutelati dal difetto dell’esser umani».

«Se di erba zizzania i fossi ne son pieni, agli Iris in fiore si alzino gli sguardi».

«Quando mancano le mascherine! Le mutande infilate dal lato A mettono in atto il piano B».

«Sottocoperta vince chi sa tenersi in letargo!».

«Non arriva il suono in spia, hanno ucciso l’ultimo delatore!».

«Ci è amica! L’intuizione è la linea di fuga al netto di un verdetto scontato».

«La cassa armonica chiama, dopo la penna all’inchiostro, il plettro alle corde!».

«In quarantena... Dall’effetto virale dell’implodere dei nervi, ora dobbiamo dare esempio di tenuta!».

«A volte contemplo l’anima mia, prigioniera di un tempo al corpo prestato».

«La verità è di chi la sa raccontare meglio».

«A rifugio dei miei occhi... Da questo mio timido sentiero, trovi io la forza di levar lo sguardo al cielo, ad onorare la tua bellezza di donna che per man mi prende».

«Letteratura del desiderio... Per sete, l’oasi spunta dal miraggio!».

«Lo scrittore sa che non si deve giustiziare l’ultima parola al transitar del primo stanco pensiero».

«Sì! Effettivamente a questo scrivere ispirato aggiungo poco di mio e per dare forza più alle intuizioni che alle ragioni che anch'io sono chiamato ad esprimere quando la penna, senza preavviso, si separa dal mio foglio».

«Due gocce d’acqua non sono mai uguali, ma complementari!».

«Al di sopra del primo nodo verde, il giardiniere recide il ramo secco del dispetto!».

«A nevralgia della ragione! Questa follia di fine stagione ha tutta l’aria di essere un raffreddore pensato e mappato per piegarci all’insegna della corona».

«Per farmi vivere serena... Sopra il suo tumulo di ossa mi ha lasciato il suo cuore!».

«Lo scrivere se ispirato, racconta fuori ciò che viviamo dentro; se narrato, racconta dentro ciò che viviamo fuori. Due interpretazioni dei fatti: l’una mistica, l’altra oggettiva!».

«Del vedere, non se ne faccia un refuso del sentire!».

«Corteggiata perché genuina. Contempla la fantasia del bello, quando si concede agli amori immacolati».

«Tra apparizioni e sparizioni del senso compiuto... Al gretto giogo del calcolo, di quale registro morale avremmo potuto parlare? Noi povera gente».

«Sopraffatti dall’invisibile, gli afflitti considerino, all’apertura della speranza, il rifugio della preghiera!».

«Si dice che Dio ai poeti abbia tolto la cetra per fare indossare alla parola il saio».

«La vera pandemia è quel timore oscuro che ci assale e che per precauzione ci chiude in casa».

«Basta bugie! Non è nel tradire l’oggi che si potrà sperare in un domani migliore».

«Certi sentimenti dalle doppie punte, hanno le code raccolte in testa!».

«Le cozze sugli scogli affilano il taglio sulla carne viva, quando frenano il sentimento che mena all’approdo».

«Cancellati dal libro dei collaboratori... Gli scrittori che, prendono posizione senza prendere parte, divengono scomodi!».

«Il destino non si presti a scommettere sul cuor che non vuol comprendere!».

«Rispetta il copione, l’amor che batte in testa!».

«Ha l’aria di mettere in luce! Il tumulto è un sentimento di rivolta, deve irrompere per restaurare la pace».

«Titolare i contenuti, ci salva dell’esposizione!».

«Perché nessuno calpesti il verde! Ho lasciato i tuoi fiori attaccati agli steli del nostro prato».

«Amori fragili e consunti, fumano la voglia con la fretta in corpo!».

«Si faccia all’amor l’anelar conforme!».

«Agli scavi! I desideri inconfessabili sono esiliati nei pertugi della mente».

«Assai difficile per uno scrittore essere all’altezza della sua penna. Atteggiamento critico, riserbo ed umiltà ne fanno, comunque, un bravo allievo».

«Luna piena dai contenuti vuoti, al suo passaggio il bruciore di una ferita antica!».

«Impugnano la sottile gentilezza! Angeli che, disposti al vento contrario, dal campo del confliggere, eludono l’ignorante travestito da prepotente».

«Non v’è forse già stato detto che, dalle turpitudini della ragione, l’animo del poeta si sottrae!?».

«Chiedo scusa se per toccare il tuo cuore devo sfiorare il tuo seno».

«Mia cara, lontano dal raccapriccio della mondanità, amo, al disvelar dell’inimmaginabile, il pudore delle tue grazie nascoste».

«Allo sguardo indefinito, la fede è di ragione!».

«Nello sporgersi fuori, stare composti dentro!».

«T’amo ed altro non dico! Sperduto tra le tue curve, la mia retta via».

«Somministrata ad un cretino, l'intelligenza diventa arma letale!».

«Il movimento che passa dalla moltiplica entra in filiera».

«La coscienza che si attesta nella pazienza prima di germogliare osserva la quiescenza».

«Dai Furbi... Gli ingenui sono apprezzati, più che per loro sincerità, per la loro supposta stupidità!».

«Decisero che era meglio aprire le porte piuttosto che vedersele divelte!».

«Proclamo la mia stanchezza! La candido alla sera di un giorno che sta per concludersi e che per pudore non mi osa al domani».

«Al confluir, il defluir d’altro in sorte!».

«All’avanzar del limite della conoscenza, il principio dell’iniziativa!».

«Fa più l’impalpabile dell’evidente».

«Gli editori si avvalgono di autori che si prestano ad essere cani da riporto. Fedeltà, per quanto auspicabile nei nostri amici Fido, riprovevole negli scrittori!».

«L’amore che non incontra la seduta, si appoggia!».

«Nel foglio bianco... La solitudine dello scrittore al proliferar delle parole mute!».

«Si deve all'amore la pretesa di una riserva inviolabile».

«Capii che il cammello si era fatto di due gocce d’acqua sotto il mantello!».

https://www.bacchilegaeditore.it/prodotto/cip-salice-piangente

«La periodica manutenzione della ragione pone l’uomo al di sopra del deplorevole».

«Al solco delle due colline, ardimentoso il sentiero della mano!»

«Del tutto diverso da quel che pare, v’è un unico modo per entrare... uscire dall’eguale!».

«Il congedo arruola al nuovo dalle sponde del vecchio!».

«Agli onesti manca di essere colpevoli di mancato profitto».

«Fragile, l’amore senza custodia!».

«Fa più clamore l’uomo ricco che stanco di essere mercificato si dà al vintage dell’usato che l’uomo povero che stanco di essere abusato in ogni suo diritto si dà alla macchia del branco».

«Fai del bene, ma scappa se non vuoi esser travolto dal male!».

«Del saper congenito a coscienza... Al filosofo par gioco resuscitare dalla sua natura la scienza infusa».

«Dell’incontro... Se il cuore ne subisce il fascino, lo spessore della ragione ne argomenta l’emozione!»

«Ha il privilegio di salvarsi dalla grande guerra, l’uomo che abbraccia la sua stella!».

«La gioia! A riprova che l’esporsi alla luce delle stelle anticipa il giorno».

L’ultima stella cadente

«Stamane la galaverna sul prato mi ha ricordato che gli umori della notte hanno dato fiato ai ricami, dai motivi floreali, di quel giardino che vide per primo i tuoi piedi ignudi scavalcare le tue stesse vesti... nella leggiadria del tuo seno infino al cespuglio che ti avrebbe accolto in un abbraccio: Tu e Lui soli nella magica notte a descrivere l’ultima stella cadente».

«Al comporsi in note del desiderio morigerato... La befana, tra il 5 e il 6 di gennaio, ai bambini avvien di notte».

«L’indecenza... quel pulirsi le mani nel naso».

«Dice prima di parlare... Lo scrivere accorto ha l’acquolina in bocca!».

http://www.bacchilegaeditore.it
/prodotto/le-parole-dicono/