«C’è un cappotto di un non generico verde, verde foresta, che ti veste più di altri e che quando sei in strada ti fa sentire addosso il tepore di casa».

«Oggi riflettevo sul come non sia sempre detto che i libri grandi siano necessariamente grandi libri e sul come non sia sempre detto che i libri piccoli siano necessariamente piccoli libri. Sì! Credo proprio che, a tal riguardo, ci sarebbe fin troppo da dire».

«L’amore evocativo paga lo scotto di un durevole legame karmico».

«Fare l’amore dritti sulla punta dei piedi quando ci si è tagliati le unghie, è più un precetto morale che una mera prova fisica».

«A perorare la vita, dopo Dio, chiamerei in causa l’equilibrio delle parti sulla profondità del mare».

«Polly mi induce a condurla, quando in realtà sono io a seguirla».

«Inutile sgomitare per arrampicarsi, se i regali vanno scartati sotto l’albero di Natale».

«Ministero della chiesa, mistero della fede: ciò che nasce, non è sempre detto che sia stato prima seminato».

«Crescimi non lontano da te, perché io ti possa sentire. Amami e solo quando non ti risulta difficile farlo, perché non solo ti è normale ma anche naturale. Insegnami i tuoi perché e solo dopo disegnami i tuoi però».

«Io sono dell’avviso che l’unico ego plausibile debba essere quello che ci conceda di poter stilare, in qualsiasi momento della nostra vita, un nostro pensiero critico a salvaguardia della nostra più che sacrosanta libertà».

«Ruffianerie moderne! Accodarsi ai mi piace».

«Essere disallineati ci fa scorgere l’inverosimile».

«Inizio a dubitare fortemente dell’intuito degli editor, perché monotematici nelle loro risposte, perché insensibili alle scommesse».

«L’innamoramento attraverso il filtro della ragione diventa aggiustamento, conciliazione e compensazione. Una forma di giustizia gregaria a garanzia della scelta operata».

«Non hanno più i denti! Mangiano il pane secco per portare il callo alle gengive. Sono i nostri vecchi che, per piacere alle rispettive mogli o ai rispettivi mariti, non si rivolgono al dentista».

«Ho visto un fiore nascerti dal prato del tuo basso ventre, risposta acuta, ad un mondo ottuso, di un vissuto seppur incauto amore».

«È sconvolgente pensare a quante persone cerchino fuori, quando dovrebbero indagare dentro su quanto da loro stessi malriposto».

«Dello scrivere, il taglio è la mia piega».

 «Se è vero che dal sognatore la montagna viene vista come collina, mentre dall’uomo di fede vien vista come pianura, dal mistico, diversamente, viene vista come deserto. Ne deduciamo, da quanto sopra esposto, che la soluzione di un problema non può che passare dalla progressiva azione di sottrazione dello stesso».

«Ci sono attese che logorano più di altre. Saperti là, mentre io sono ancora qui. Non poterti scoprire e doverti reinventare, perché tanto ho fatto che ho confuso le mie aspettative con i miei ricordi, i miei sogni con le tue evidenze».

«Il vestito deve potermi offrire, per sentirlo tutto mio, l’intimità di una sua tasca».

«Non una parola quando per l’ultima volta la vide andar via! Se non fosse stato sorpreso a dare i numeri, saremmo stati portati a pensare che l’avesse presa bene».

«L’ispirazione è un processo cognitivo che tributa all’inimmaginabile il ruolo del plausibile».

«Tutti i santissimi giorni, come fosse il primo giorno, l’uomo dovere deve instancabilmente, nel promettere di portare a termine con responsabilità tutti gli impegni assunti, sostenere e rinnovare la sua volontà».

«Come l’Araba Fenice dalle proprie ceneri, la mia speranza è l’ultima a morire e la prima a rinascere».

«Perché inteso e annuito, quello che non si può dire è egualmente detto».

«Lo so! Non vuoi sentire, perché non vuoi sapere. Quando mai, d’altra parte, ti sei posta delle domande? Temevi che, forse, le tue stesse risposte, senza se e senza ma, sarebbero state troppo inedite? Tanto clamorose da farti preoccupare dell’incerto domani? Qui, ora, desidero, se non altro, richiamarti al tuo senso di responsabilità morale. Voglio invitarti, prima che l’innamoramento abbia su di voi il sopravvento, a giocare a carte scoperte con chi ti sta di fronte. Giacché le tue scelte di ieri non inquinino irrimediabilmente, di luce riflessa, le di lui aspettative».

«Diventano collana, solo le perle allineate. Le escluse continuano ad abitare le conchiglie».

«Anche il migliore degli ori colati potrebbe non superare, in pregio e qualità, il più dozzinale degli ottoni».

«Mi muovo prima quando ravviso il reale pericolo di perderti dopo».

«Scrivo delle sole parole, poche in verità, che mi significano».

«Dobbiamo pur sempre convincerci del fatto che siamo, vuoi prima o vuoi dopo, volenti o nolenti, destinati a fare i conti con il nostro passato che ci ha lasciati soli alle prese dell’odierno presente».

«Diciamocelo, per voi della carta stampata, è del tutto naturale pubblicare solo qualora, preventivamente da indagini di mercato, indipendentemente dalla qualità dell’opera stessa, ravvisiate un ritorno commerciale congruo alle vostre spese sostenute. Sì! Non siamo poi così ingenui. Siete industrie, alla pari delle altre industrie, del tutto dedite alla pubblicazione di un’idea di pensiero solo qualora, quest'ultima, sia capace di generare un progetto in grado di far vendere un libro alla stessa stregua di un detersivo».

«Nessuno può dirci, con la massima esattezza, quanto rumigare dentro ci porti fuori».

«Un bel ricordo non può che alimentarci il desiderio di un’esperienza da rivivere, consapevolmente, in un presente diverso».

«È la volontà a tenere in vita i sogni, impronunciabili più per umiltà che per pudore».

«Le attenzioni che rivolgiamo a chi ci ama ci dimostrano che, un sentimento con le sole parole, non sempre si può spiegare».

«In fondo mi basterebbe un sì che non fosse un preludio di un no».

«Il mio scrivere lo definirei di sintesi, conciso e denso: poetico, puntuale e rigoroso; capillare ma non cavilloso».

«Sottoporlo alla luce! La più reale delle minacce che possiamo infliggere al buio».

 

«Nelle ragioni del sentire, accolgo l’emozione del fare».

«Gli editor sono più inclini a rifiutare i manoscritti che a fiutare libri di successo. Vi dico questo solo per sfatare una leggenda metropolitana che li vorrebbe accesi rivali dei già bravi Lagotti da tartufo».

«Il poeta senza il filtro delle lenti guarda gli occhi spenti delle povere genti».

«L’editoria segue le stesse logiche di mercato di una qualsiasi altra industria che punti a produrre profitto, alimentando un pensiero allineato e conforme al sistema stesso. Pertanto, lo scrittore che volesse farsi pubblicare, dovrà scrivere rispettando un progetto controllato e controllabile in ogni sua fase di stesura».

«Vi è inutile confondere le acque con depistaggi o segnalazioni improprie! Il messaggio predestinato, nei tempi e nei modi a lui più congeniali, giunge sempre a destinazione».

«Tanto davanti all’apparenza, quanto in fondo alla speranza, la distanza che ci divide dal realizzare un sogno».

«Quando morirò, la speranza che mi sopravvive, mi chiamerà in vita un’altra volta».

«Empatia... Non chiedermi, ma rispondimi del mio non detto».

 «Non lasciatevi tentare dalla porta di servizio socchiusa. Molti incauti, hanno già versato lacrime amare, nel lasciarci in pegno le loro dita».

«Ci sono antenne che non vediamo sui tetti. Ci sono antenne che, sotto la coperta di pelle, ci dicono degli altri più di quanto noi, con la nostra stessa ragione, riusciremmo mai a comprendere».

«Qualora vi doveste sentire morire dentro, tiratevi fuori! Se non altro per puro spirito di primordiale sopravvivenza, sempre ammesso e concesso che non siate già stati diseducati anche a quello».

«Un po’come l’amore, la libertà. Inutile parlarne se non la si è mai conosciuta. Impossibile praticarla se non la si è mai incontrata. Impensabile trovarla se non la si è mai cercata».

«Per come vanno le cose non si può certo dire che l’uomo, avulso da quel reverenziale timore di Dio, operi tra scienza e coscienza».

«Non posso non tenere fede alla parola data, come, a maggior ragione, non posso responsabilmente non pensare di essere».

«Neutralizzare l’intelligenza, attraverso un cavilloso processo di acculturazione, porta a livellare le coscienze».

«Io credo che Dio stesso abbia chiesto ai poeti di cantare, a testimoniare l’amore, la nostalgia di un mondo migliore».

«La linea di tenuta è il punto di partenza del mio scrivere».

«Sia d’esempio il padre che, con profondo spirito di abnegazione, porta alla coscienza la logica del buon senso».

«Quella dei saccenti la chiamo alterigia! Hanno la presunzione di saperne sempre una più degli altri».

«Mi dicono che chi scrive dovrebbe conoscere i numeri del mercato dell’editoria: che nove libri su dieci, ogni giorno pubblicati, vendono meno di cento copie. Mi dicono che chi scrive dovrebbe conoscere i critici più dei propri lettori. E a dire che, io scrittore da più di una vita, non scambierei mai un numero per una lettera, proprio perché una lettera da me scelta non solo mi rappresenta nei suoi contenuti, ma mi consente di dire molto di più di quanto io stesso possa esprimere. Vi sia dunque chiaro che, cari editori, se io scrivo è per sentirmi libero di mantenermi coerentemente e moralmente invenduto».

«L’aldilà non dev’essere poi così lontano, se stamani ho appoggiato la mia testa sulla tua lapide perché volevo sentirti ancora una volta accanto».

«Quanti amori possono dirsi predestinati? Tutti quelli che non hanno bisogno di tante presentazioni, perché sono amori che non hanno mai cessato di esistere e che esistono solo se insieme».

«L’onestà intellettuale si compie quando non si ha nulla da aggiungere a quanto si è in precedenza detto e quando non si ha nulla da togliere a quanto si sarebbe potuto dire ma non si è detto».

«Filosofema...Volessimo, caso mai, ripararci dai danni dell’imprevedibile, dovremmo prima scongiurare l’imprescindibile».

«Non è sempre vero che al cimitero troviamo i morti, perché di fatto incontriamo i vivi. Così come al manicomio, quando c’erano ancora i manicomi, potevamo trovare i matti ma potevamo anche incontrare persone del tutto sobrie che sarebbero diventate matte solo dopo essere state, contro ogni loro volere, rinchiuse».

«Laddove non mi è consentito di essere, chiedo alla parola di arrivare».

«Pare che il pensiero funzioni più per ben radicate consuetudini di un sapere ben somministrato, che per ingegno innato. Vi adduco, pertanto, a riprova di quanto sopra esposto, questo postulato: Se dico sempre No mi salvo la possibilità di dire Sì, ma se dico sempre Sì difficilmente domani, al bisogno, saprò dire No».

«Ripagati della sola gloria, i poeti si dividono tra una speranza rinnovata e un’attesa consumata».

 

«Ho indugiato di fronte all’incantevole, perché il mio scomporre il tuo insieme non offendesse la tua bellezza».

«Possibile che non si possa essere senza appartenere? Fuori dal branco, quelli come me, non hanno banco».

«In amore vale la lealtà, quanto la speranza! Quando ti ho vista bella e risoluta di fronte al mio ostentar sicurezza, mi sono subito reso conto che non avrei potuto reggere il tuo confronto».

«Non so se in un momento particolare della vostra vita vi è mai capitato di essere già stati fuori da questo tempo presente e di aver ripercorso un pezzo del vostro passato, magari vicino ad un amore dimenticato ma mai andato. Così, io mi spiego il nostro essere immortali in un tempo transitorio».

«La poesia è predittiva. Ci anticipa tutto quello che la forza della ragione saprà poi farci constatare».

«Proprio perché non cambia mai scarpe, sa delle sue impronte chi torna sui suoi passi».

«Non è mai troppo tardi quando non vedi l’ora che sia».

«Incipit filosofico... Promossa alla promessa di un dopo, la premessa di un prima».

«Sì! Ritengo che, una volta conquistata la ragione dell'indispensabile, studiare per studiare, porti ad un inutile sovraffaticamento della sfera cognitiva. Esercizio superfluo, quanto dannoso, all’equilibrio psichico dei nostri giovani».

«Sei nutrimento del mio cuore, ancora prima di condividere la tua profondità con la mia umile radice».

«La parola dell’aforista scava nell’inconfessato recondito mondo di ogni singolo lettore».

«Speranza non prometti per quanto chiedi! Tuttavia non riesco a resisterti».

«Tutti hanno il sedere, ma non tutti hanno culo».

«Elaboriamo la pazienza del mistico in assenza della sapienza del saggio».

«Le parole contestualizzate potranno restituire alla narrazione significato e pathos, solo se lontane dall'essere corrotte».

«Proprio perché prima di noi ha fatto esperienza, ciò che tiene a dirci un padre non ci sia concesso di sprecarlo».

«Le aspettative sono un rosario di candele accese, sulla soglia dell’impensabile, all’alba di un plausibile».

«Se mi guardo bene indietro posso capire, come e quando operare, su tutto quello che ancora mi spetta di fare».

«La mia scelta deve ricadere su di un mio giudizio davanti allo specchio piuttosto che su di una bilancia che dà i numeri».

«Dalla bocca di chi non ha l’amo non può che scendere bava».

«Dovrebbe dar prova dell’esistenza di una supposta democrazia, la rappresentanza dei piccoli nel collegio dei grandi».

 

«Forse sono nato vecchio! A vent'anni il coraggio della mia ragione, chiamiamolo pure buon senso, prevaleva già sull'azzardo».

«Sforzo inutile, dare dello stronzo ad una merda».

«Prima di compiacerci dovremmo dispiacerci di tutto quanto non abbiamo fatto, ma che però avremmo potuto fare se solo avessimo creduto fino in fondo ai sentimenti che ci legano al destino da noi scelto in un tempo già vissuto».

«I grandi non amano contornarsi dei piccoli, se mescolarsi con chi poco conta diventa sconveniente».

«Da sempre aspetto una lettera, la lettera delle lettere. Una lettera che consegni, al mio scrivere informale, la possibilità di un suo pubblico. Si guardi bene, non già per incensare lo scrittore che forse immeritatamente sono, ma per dare modo alle mie parole di essere comprese, da più persone, per quello che sono».

«Non illudiamoci! L’intellettuale al servizio di, non manca mai di servire il suo padrone».

«Con le unghie vorrei grattare via il calcare dalle tue parole, per vedere quale posto abbia io nel tuo cuore».

«Che presunzione la mia! Leggere poco per non lasciarmi condizionare. Cercarmi dentro per non confondermi fuori».

«In autunno l’estate si spegne, ma i colori si accendono».

«Nuocerci, le nostre mani purtroppo possono, perché su di noi sanno precisamente, non sempre consciamente, dove e quando puntare».

«Chi ha provato l’amore sulla propria pelle, sa cos’è la letteratura dell’attesa».

«Se amore è conciliazione, passione è esagerazione».

«La colpevolezza del maestro non sta tanto nell’aver commesso un errore, ma quanto più nell’aver indotto altri a commettere lo stesso».

«Dei sentimenti il più dolce è l’amore, a patto che non lo si privi del sale della vita».

«Ho sempre inteso la vita come l’espressione più sublime di ribellione alla morte».

«Io penso che dovremmo fare pace con noi stessi e accettare, più onestamente, di essere, inevitabilmente, non per tutti, ma solo per qualcuno».

«In un mondo che va in merda, doveroso è fermarsi alla carta».

«Gli infami non rischiano l’estinzione perché sono bastardi che sanno fare razza».

«Ufficiosa e non ufficiale, in una conversazione prediligo adottare una dialettica sobria e informale».

 «Una parola tanto più mi è affine, quanto più mi è evocativa».

«Braci sotto la cenere, spente da mezzo bicchier d’acqua. Giovani di fragile natura, educati a subire una cultura».

«Mi risulta naturale scrivere poesie, aforismi, favole, elzeviri, articoli ed altre piccole storie di vita vissuta. Sensazione diversa, invece, se mi trovo a redigere testi di canzoni. Lì, sono al buio prima che il cielo rischiari! Guardo la parola solista e la sua parola gregaria, quando non so ancora dei suoni dell’orchestra».

«Sono contento di fare parte ancora di quelle generazioni che, allattate al seno, son cresciute aggrappate alle gonne delle loro madri».

«Ti penso e t’immagino tutta protesa a calcolare, superata l’attesa, la distanza che ci separa».

«Chissà perché per certe persone è più facile essere investite dal tormento che essere premiate dal momento, puntualmente procrastinato a data da destinarsi».

«Io sono perché tu sei! Se proprio volessi descrivermi, dovrei prima parlare di te».

«Parla da solo perché non ama esser contraddetto».

«Il destino ci ha in sorte quando mette in vita la morte».

«Vuoi grazie all’incrollabile fede o vuoi grazie al rigore di una disciplina assunta, in una guerra di valori, l’importante è trarsi in salvo!».

«Decaduti dal rango di umani, gli stronzi sono merde da non calpestare!».

«Confondermi tra i rami di alloro, improbabile chance per farmi diventare accademico».

«Mi è di conforto pensare che i poeti, staccata la spina, anche se al buio sapranno comunque ritrovar la propria rosa».

«Narrare al presente una vicenda passata è un'impresa impervia che uno scrittore deve comunque saper affrontare».

«Devo rifarmi dall’inizio per non dare ragione alla fine».

«Cosa ardita! Non sapevi del mio sapore e ti eri già presa la licenza di chiamarmi amore».

«Parte di un mio ineludibile passato, penso alla mia vita di oggi come a un qualcosa che dovevo concludere ieri».

«Non c’è fiume che, nel custodire il suo alveo, non cerchi di recuperare la memoria del suo corso».

«Ne son certo! Ancor prima che io possa presentarmi, quando ci incontreremo saprai chiamarmi con il nome giusto».

 

«Farsi da terra e non lasciarsi tentare dalla guerra. Altra strada per salire in cielo, non conosco».

«Un fiume senza corso ha un alveo senza sponde».

«Un corso d’acqua è un flusso di continuità. Plausibile deviarlo, impossibile arrestarlo».

«Mi rispondi niente, quando mi vuoi urlare qualcosa».

«Nel formulare un pensiero cerco di evitare i traumi che mi potrebbero condurre alla sala gessi di una nuova dottrina».

«Ho assistito ad un evento straordinario! Al passaggio della sirena, puntati sull’orizzonte mare, gli occhi raccogliersi a grappolo come cozze alla scogliera».

«Non amo far seguire alla morale le leggi di mercato! Mi pare per questo del tutto illogico riscattare il vendibile svendendo l’invenduto».

 

«Tanto imponderabile quanto imprescindibile, la libertà nella dignità».

«A salvare il suo amore, nuda dietro al suo ventaglio esibì il suo primitivo senso del pudore. Onorata dall’essere donna; lontana dai facili costumi, mai salì su di un letto che non le fosse già liberamente possibile riconoscere come suo».

«Le parole non avrebbero poi così tanti significati se non fossero continuamente decontestualizzate e forzate in spazi a loro impropri, dove equivocarle diventa il più comune degli errori. Esempio, uno su tutti: il bello di una bocca non sta nelle sue labbra, ma nella sua lingua».

«Le scelte di ieri le viviamo oggi e, quel che è peggio, continuiamo a pagarne lo scotto domani. E qui il mio pensiero va ai giovani e ai loro amori e chi tra questi ha scelto di fare scelte diverse da quelle impartite dai protocolli ufficiali. Ma se X s’innamora di Y come fa a non chiederle ragione delle sue scelte? E, soprattutto, se queste ultime cozzano con le sue, la ragione sarà sufficientemente forte nel rinunciare agli impulsi dell’attrazione fatale? Ho visto più di un giovane lamentarsi e piangere per questo! Siamo, mi si consenta di dirlo, di fronte ad epocali problemi deontologici che devono chiamare in causa il rispetto delle parti coinvolte. I nostri giovani saranno capaci di affrontare questa difficile prova? E quel poco di scienza che ancora opera secondo coscienza saprà finalmente tirare fuori dai suoi cassetti l’antidoto? Non so, lascio a voi la risposta». 

«Piena di acquisite servitù di passaggio, la prigione della prigione è quella che giorno dopo giorno, per paura, stupidità e ipocrisia, ci costruiamo addosso con le nostre stesse mani».

«Il poeta registra le emozioni che poi lo scrittore argomenta».

«Inetta la ragione della coscienza allorquando, con sufficiente preavviso, non sappia mettere in chiaro il buio».

«In un mondo dove anche alla sfera privata viene imposto un dominio pubblico, in difesa della vita, defilarsi diventa un gesto responsabile tanto necessario quanto eroico».

«I difetti dei rispettivi consorti, in un rapporto di coppia collaudato, diventano delle vere e proprie sfumature di colore. Viverle connaturate ai pregi, potrebbe fornire ai coniugi la certezza d’aver trovato l’elisir di lunga vita».

«Sto vivendo alla grande se giunto a sera sono stanco da morire».

 «Ci è dato di vedere il bello, ma ci è fatto divieto, se non concesso, di toccarlo. Sì! Sopravvivere all’avvenenza non è da tutti. Pochi i talentuosi che riescono a distaccarsene con eleganza. I più, quando non bramano le più stanziali falene di notte, s’incollano di giorno al volo fugace delle farfalle. Questi avventurieri chiamati dalla natura a rispondere con la forza della passione, non sanno del corteggiamento. Bramano quei turgidi frutti, ossessionati, come sono, dal volere solo mettere a segno il colpo che per un istante li farà sentire giganti fra nani. No! Signori, non è così che l’attributo in amor funziona».

 «Pecora nera non perché nera, tenuta in ombra perché temuta».

«Siamo in un mondo dove il lasciarsi vivere è diventato un gesto facilmente consolatorio, dove l’accettazione parrebbe essere l’unico gesto residuale di uno smunto coraggio qualunquista».

«Il poeta arriva ad orecchio sull’isola dove l’intellettuale, pur elucubrando di testa, sa di non poter mai approdare».

 

«Non si mescoli lo stato di comprovata pericolosità allo stato di transitorietà che accomuna tutti gli esseri viventi coscienti e senzienti, ma anche, solo perché abbiamo paura che i nostri alberi ci possano cadere addosso, non si pretenda di abbatterli prima della fine del loro tempo».

«Nelle sue invettive, chi scrive di pugno, canta di petto».

«Negli armadi gli abiti dei soliti insospettabili sono appesi più agli scheletri che alle grucce».

«Lo stato di consapevolezza si acquisisce solo recuperando l’archeologia della memoria».

 «Altro tema da prendere con le pinzette, onde evitare inutili gineprai, è rappresentato dai cantieri stradali. Ogni giorno le nostre strade sono sottoposte a tagli, trafori e scavi, vuoi per opere di manutenzione di impianti ammalorati e vuoi per la messa in posa di nuove reti fognarie, idriche, elettriche, gas, telefonia, fibra e chi più ne ha più ne metta. Ma vuoi mai che lungo il corso di queste strade ci siano anche alberature, aiuole, cespugli? Negli scavi verranno inevitabilmente tagliate delle radici importanti! Chi tra gli addetti al cantiere si interesserà del fatto? Chi verrà a valutare la staticità dell’albero? In tutta onestà penso che nessuno si prenderà la briga di fare una perizia tecnica. A fine lavori tutto verrà nuovamente coperto e riasfaltato. Gli alberi, quindi, cadono o sotto le forti sferzate dei venti, o per incurie dell’uomo. Lascio a Voi l’onere di tirare le vostre libere conclusioni».

«Parlando della sfera morale non possiamo non essere d’accordo nell’affermare che: dipenda non tanto dal taglio quanto più dalle sue cuciture, l’abito che noi indossiamo».

«Certo è che prima di piantumare gli alberi dovremmo aver ben chiaro quali essenze impiantare. Allora quali piante mettere a dimora se non le piante giuste al posto giusto? Ma quali sono le piante giuste? Dal mio punto di vista sono le piante che da sempre sono vocate ad un territorio, nel pieno rispetto dei sesti d’impianto: la distanza tra albero ed albero, ma anche e soprattutto, visto che ci troviamo in un centro abitato, la distanza di rispetto alle più vicine abitazioni. Non dovremmo, ad esempio, ed è il buon senso ad imporcelo, mai piantare un platano a ridosso di un edificio, così come un ippocastano o uno spaccasassi... potremo al massimo piantare una lagerstroemia per la sua copiosa fioritura estiva o, se amiamo le essenze profumate, un rosmarino. In buona sostanza rispettando le distanze possiamo metterci in sicurezza dalle avversità climatiche naturali o indotte».

«Voglio ricordare a Voi tutti che la tecnica di potatura corretta delle alberature nell'arredo urbano è quella chiamata "a tutta cima con la tecnica del taglio di ritorno", perché, così operando, il nostro intervento di alleggerimento non andrà a deturpare l'architettura e l'armonia dell'intera pianta. Dunque, dovremmo sempre compiere tagli a livello di rami e non di branche. Non sto poi a dilungarmi nel riferire che la pratica del "capitozzo" è quanto di peggio si possa fare giacché andiamo ad esporre la pianta a malattie che potranno, nel medio-lungo periodo, destabilizzare anche l'apparato radicale con il conseguente reale pericolo di caduta alberi».

«A chi pecca non infliggono lo scotto della macchia. Diverse dalle nere, le bugie bianche».

«L’aforisma induce a svariate deduzioni logiche del tutto accettabili, anche se non si può avere la pretesa che da tutti siano sempre condivisibili».

«Ciò che oggi non possiamo più essere, una volta siamo stati. Uomini e donne liberi di chiamarci, liberi di frequentarci e liberi di amarci al chiaro di luna sul verde prato. Oggi che per poter essere rivoluzionari occorre prima superare complicati test psicoattitudinali, tanto da far rientrare anche il dissenso in una logica di generale consenso».

«Cari giovani, si sono impadroniti anche dei vostri sogni perché così tutti omologati non avreste mai calpestato i loro progetti mondiali e universali. Vi dite liberi di pensare e di fare, ma nell’essere continuamente interconnessi gli avete consegnato in mano, annidate nelle storie di quartiere, anche le vostre più intime ragioni di vita».

«Amplificato dalla rabbia, per ingiustizia subita, mi è insopportabile il rumore del silenzio».

«Tutti muoiono, ma non tutti ritornano in vita. Tra chi ritorna c’è chi deve estinguere dei debiti contratti nelle vite precedenti e chi invece, il jīvanmukta o il liberato in vita, colui che non ha più vincoli karmici, viene a noi per aiutarci a sostenere le pene che dobbiamo ancora scontare».

«Io credo che nel segno di ogni amore ci sia sempre il chiaro disegno di un nostro passato da scontare in un presente futuro. Sarà per questo che, cara Francesca, insieme siamo quello che, sapendo dove e con chi stare, ci siamo ripromessi di essere».

«Il cuore può anche non avere un corpo, ma un corpo non può non avere il cuore se non vuole essere destinato a vivere una vita senz’anima».

«L’uomo quanto elabora di testa, distrugge di coda».

«C’è la furbizia del venditore perché c’è l’imperizia del compratore».

«Periodi bui, questi! Troppi, troppi falsi maestri visionari che, in nome di un amore universale, prima infatuano poi plagiano i propri seguaci».

«Non s’inverano le cose che non rientrano nei fatti».

«Amore, quando il domani ci rapirà, stiamone certi, avremo vissuto oggi quel che c’eravamo ripromessi ieri, allorché decidemmo di scendere nuovamente in questa vita».

«Le lusinghe dei sogni ci tengono in vita più di quanto ci rubino tempo».

«Un’anima che grida non può che registrare il silenzio di un corpo sordo».

«Ho accompagnato il tuo ansimante respiro, scalino dopo scalino. In camera non ricordo di averti visto entrare e tantomeno uscire. Solo quando mi sono svegliato ho realizzato che dormivo. Sì! Non me ne rammarico, desiderarti è stato bello, comunque sia».

«Nella radura di un fitto bosco cerco la fessura che m’imbuchi a casa».

«Cari editor, sono attraversato da brividi di freddo quando di un manoscritto vi sento ragionare solo per possibili progetti. Lo scrivere se non è dettato dall'imponderabile ispirazione, cosa potrà mai essere? Cosa diversamente potrà mai dare? Foriero di una sua verità vista, letta e pur sempre diversamente condivisa e compresa, all’orizzonte effimero transita».

«Non volendo appoggiarmi all’arroganza vigliacca, bastarda e ignobile dei benpensanti, pidocchi arricchiti al rango di benestanti emeriti, da sempre con la forza franca dei deboli combatto la miseria dei debiti».

«In fondo contemplarti è un buon inizio purché non preveda un secondo fine».

«Chi meglio del tuo istinto potrebbe tracciarti l’idea di un tuo io sono? In seno alla ragione ricerca, dunque, il tuo stato di consapevolezza, perché prima di diventare occorre sapere di essere».

«Inizio a pensare che lo Stato nelle sue Grandi Opere di Pubblica Utilità, giorno dopo giorno, abbia eroso, privandolo dell’esercizio di un suo più che lecito diritto alla proprietà privata, la libertà del singolo cittadino».

«In questa estate ci sono già tutti gli ingredienti di una primavera che designa, in anticipo sulla caduta delle foglie, un nuovo autunno».

«Anche se sono solo e chi scrive sa di esserlo, non vivo e tanto meno soffro la solitudine perché sono continuamente popolato dall’inusuale cresciuto fuori dal conforme».

«Voglio sperare che almeno le più grandi luci non si lascino tentare dal gioco illusorio delle piccole ombre».

«In amore se mi chiami per nome ancora mi sorprendo, non tanto quanto mi preoccupo se mi chiami per cognome».

«Quando tutto pare fuor di luogo, non trovo pace se non mi do pace».

«Per non perderti non avrei corso il rischio di farmi dimenticare».

«Lei era dentro, quanto io ero fuori».

«A tutela di un grande vuoto, quel che poco resta ce lo facciamo bastare».

«Sì, va bene! Sarò troppo all’antica, ma guarda un po’ quante giovani ragazzine, in età adolescenziale, si aggirano per le nostre città vestite di minimale biancheria intima. Capisco il caldo. Capisco il flusso di ormoni. Capisco la moda che ci prova ad omologarle alla maniera di tante Lolita. Quello che non capisco, invece, dove siano le famiglie. Dove siano le madri e i padri di queste inconsapevoli primavere che si affacciano alla vita oramai trasformata in un grande bordello».

«L’irragionevole governa il loro mondo perché logico alla morte programmata, come allo stare in vita calendarizzato degli elettrodomestici che riempiono le loro case». (Da, Cosa dicono di noi i marziani)

«Deciso a tavolino il risultato nelle sorti dell’una e dell’altra squadra, la partita, non ha nessuno in panchina, perché non viene giocata più in campo».

«Che pretesa la mia. Volerti aiutare, in tutto e per tutto. Aiutarti a risollevarti e accontentarmi di vederti come prima sull’altra sponda. Convinti come sempre, tu dalla tua e io dalla mia. Sì! Aiutarti è ben oltre al comprenderti».

«Pensarti, anche! Ma se mi chiami, potrei anche non sentirti. Amarti, potrebbe anche darsi il caso! Ma è complicato. Diversamente potrei! Ma forse anche no».

«Bonariamente provoco i giovani perché spero di risvegliare in loro, virgulto al di sopra di ogni macchia boschiva, il meristema di un nuovo pensiero critico».

«Dove siete giovani di sempre? Mi pare di vedervi, lì, chiusi nei vostri studi ad arrampicarvi, tra le carte da altri scritte, a conseguire un agognato diploma. Delusi dopo un giorno, precari tutta la vita! Non riesco a comprendere come, senza muovere dito, possiate ancora accettare tutto questo».

«Urla nel deserto! Quando non si consideri appieno lo scemo del villaggio, inutile la sofferenza del pellegrino».  

«Si dice quanto sia importante acculturarsi per non essere un domani schiavi, quel che non si dice, però, quanto siano omologanti le dritte impartite e quanto queste ultime non ti consentano di sviluppare il bisogno critico di porti continuamente delle domande che ti conducano a delle conclusioni diverse da quelle somministrate come indefettibili».

«Il mondo è un modo di stare se quanto prima ci siamo convinti di essere».

«Finché torni comodo, sei utile».

«Non solo ci riempiono di parole vuote, ci danno i fiumi in piena!».

 «Chi è stato sa e lo Stato sa chi è stato».

 «I rassegnati non accettano di ragionare l’inverosimile. Stanno, con la coda in mezzo alle gambe, dalla parte dei fatalisti quando osservano che: quanto è accaduto, doveva accadere».

«Controlli il corpo se prima ingessi la mente! Non c’è potere che non edifichi la sua tirannia appoggiandosi su questo semplice assunto».

«Il camminar dritti non ci toglie dal rischio di prender storte».

«Finita la scuola, noi modesti scolari, nel pregare di non essere a giugno bocciati, auspicavamo di essere rimandati a settembre e poi promossi, in seconda battuta, chiamando in causa un salvifico calcio nel sedere».

«Esempio tipico di fogna pensile è l'acqua che dal cielo cade e in gronda stagna».

«Pensare male, non è sempre detto che sia peccato! Per quanto vi potrebbe sembrare incredibile e complottista, mi si creda quando vi dico che le angherie perpetrate ai danni della povera gente sono più che fortemente sottostimate». 

«Calamità e marketing... Di un prezzo intero pagato, niente che alla fonte non sia già stato premeditato».

«Confondere le acque... Non una che possa dirsi giusta! Le verità imperscrutabili danno adito a disarticolate interpretazioni».

«Cambiamenti climatici e incurie fanno di un evento, che di naturale ha ben poco, un mirato cataclisma».

«Ci fermiamo per strada a parlare di niente quando la piena in casa ci ha svuotato di ogni sentimento».

«Lottare fino all’ultimo per difendere l’autonomia delle mie ragioni, tra le mie priorità, la prima».

«Ad un certo punto ci siamo salvati perché la morte ha preso in seria considerazione la nostra vita».

«So già come andrà a finire. Chi potrà svenderà per acquistare nuovamente una casa il più lontano possibile dal fiume e dalle colline, giacché il primo esonda quando le seconde smottano. Alluvionato guarderà l’orizzonte a mare per trovare in una bava di speranza ancora un’ancora di salvezza».

«Con la costante dei tre punti d’appoggio, sfruttando la tecnica dell’aderenza, in gioventù mi arrampicavo, con le pedule ai piedi, alle pareti rocciose. Ora, con non meno difficoltà, cerco, restando coerente ai fatti, d’essere aderente alle mie idee. Da parete a parete, in equilibrio, attraverso il cammino del mio sentiero».

«Cari meteorologi, ho in ragione la forte e chiara convinzione che non tutto quello che è, si vede e che non tutto quello che si vede, è».

 «Nei danni che può infliggere alla natura, non già ostile o tantomeno tiranna, l’uomo è insuperabile!».

«Riportiamo a lucido le nostre case per quanto ci è possibile... Sì! Ci siamo riempiti di croste che non possiamo ancora sfogliare se non vogliamo vedere le nostre ferite riprendere a sanguinare».

«Tra rabbia e impotenza! Ora realizziamo che sulle strade il fango al sole ci fa respirare l’arido della sua polvere».

«Acqua e acqua ancora! Acqua che dal cielo scende e acqua che dalle strade sale. Dovunque piova».

 

«Non posso fare altro che gesticolare!  L’inquilina della mia bocca è una lingua diversa dalla mia».

«Davanti ad una platea di sordi, poesia è canto muto per ciechi».

«Poco importa se quel giorno fosse stato il compleanno di mamma o la Festa della Mamma, perché io (a quel tempo avevo forse cinque o sei anni) uscii di casa (abitavamo a Imola in Via Riccione una piccola traversa di Via del Lavoro, e proprio di fronte a noi c’era, e c’è tuttora, un bar tabaccheria) e con cinque, dico cinque lire in mano, andai ad acquistare una bella scatola di fiammiferi di legno con la capocchia rossa. Fiammiferi che poi, tutto soddisfatto, regalai a Giuliana, mia madre. Oggi ancor lucidissima novantatreenne. Auguri mamma, a te lunga luce in vita».

«I nostri giovani se solo potessero scorgere quanto sarebbe stato macchinato alle loro spalle, quanto amaro edulcorato incensato a medicina gli sarebbe stato somministrato, sarebbero, a giusta ragione, non di certo comprensivi!».

«Il devi è una forma di imposizione quanto il non potevo fare altrimenti una forma di giustificazione di fronte ad una mancata presa di posizione».

«Non si voglia accusare ingiustamente chi asserisce che gli eventi atmosferici non sono del tutto naturali, giacché da tempo si sa, si vedano le esperienze in campo agricolo, che questi possono essere indotti o influenzati con una precisione millimetrica».

«La dignità va spinta avanti per non vederla calpestata dietro».

«Fuori catalogo sono gli inediti degli scrittori che per carenza di opportunità e per coerenza ai loro scritti, all’asta delle parole battute al ribasso, hanno sempre saputo dir di no!».

 «Dopo un’esondazione non possiamo non registrare il vuoto presenzialismo di quei piccoli uomini dagli sfavillanti stivali gialli che, arrivati in città a bordo delle loro lussuosissime auto blu, con tanto d’autista, ci danno lettura del pistolotto con la messa in elenco di tutti i loro faremo».

«A Faenza abbiamo visto l’acqua che cade dal cielo crescere in casa dai tombini».

«No! Non posso farlo. Tu sei troppo intelligente per volere che io ti comprenda senza che tu ne esca sminuito».

«Non da quel che vedo ma da quel che sento, con quattro parole in croce di uno scrivere che mi riassume, vi provo il mio sentimento».

«Hanno facce sulle quali volentieri, noi tutti, schiacceremmo pinoli. Dal momento che combinano danni e, comunque vada, sanno di poter sempre farla franca». 

 «Seta al vento. Trasparenza effimera dalla sobria eleganza. Colore al velo. Libertà che voglio immaginare, anche se di là da venire».

«L’incontro tra un aspirante scrittore e un ipotetico editore, per quanto inaspettato, non può non dirsi ricercato e desiderato. Ad esso l’aspirante scrittore deve dedicare tempo e pazienza. Su di esso deve impegnare speranze e strategie. Studiare una sana provocazione per interessare l’ipotetico annoiato editore. Dopo l’invio del manoscritto, trascorsi i biblici tempi di attesa, dai quattro ai sei mesi, da riempire con pratiche zen, l’aspirante scrittore deve augurarsi di ricevere una risposta che non sia solo di semplice cortesia».

«Non avrei mai pensato di poter scrivere tanto di quel poco che so. Non già per speculazione letteraria, ma per quella sana consapevolezza che ci chiama ad essere ancor prima di sapere».

«Indesiderabili perché modificano il taglio! Le false pieghe non presentano cuciture tangibili».

«Vi hanno sciroppato le menti per conservarvi e consumarvi fuori stagione».

«Ma guarda un po’, quanto scrivere asservito! Imbastisce a parole stucchevoli orpelli, dissertati all’unisono dalle corporazioni di pasciuti accademici. Dottrine di pensiero forzate a pascolo per la transumanza delle giovani greggi».

«Il bravo giardiniere ricrea il verde a tutto tondo. Compone spazi magici e orizzonti onirici dove coabitano, per forma, colore e profumo, essenze indigene ma anche esotiche».

«Quando tu leggi e non ascolti, mi è inutile scriverti».

«Profonda la solitudine dello scrittore se per stare in vita celebra il suo alter ego».

«Ci sono amicizie che restano inossidabili nel tempo e non per questo sono necessariamente pezzi d’antiquariato. Non hanno bisogno di infingimenti per essere e tantomeno assidue frequentazioni. Amicizie che, anche se legate ad un passato remoto, sopravvivono di moto proprio in un tempo reale».

«Quando le sue radici si spingono anche nel terreno del vicino, quanto può dirsi solo vostra l’ombra di un albero del vostro giardino? Tema, questo, per un plausibile contenzioso civile o per l’apertura di una mera riflessione filosofica».

«Con chiusa delle labbra non vedo il morso anche se posso immaginare la stretta».

 

«Incline all’anima, l’equilibrio del corpo in pace con le ragioni della mente».

«Che poi, caro amico, a pensarci bene bene, non è un problema mio ma è un problema tuo se non riesci ad intravedere quel che son io».

«Le parole che contano hanno dei numeri da spendere».

«Mi riprendo dal basso. È un principiare lento. Una preghiera a lume di candela. A cuore aperto quando fuori diluvia, un rosario da sgranare che mi fa crescere sulla soglia del tuo Verbo». 

«Caro amico mio, la vita tende sempre al pareggio delle parti. Non fa mai sconti! Tu sei diventato oggi quello che io già ero ieri. Eh, sì! Dovevo accorgermene, ma come potevo, a quei tempi, incosciente com’ero!?».

«Nascostoci indebitamente dalla copertura di un posticcio tappeto verde, oggi ci è caro il riappropriarci del muretto di confine annesso alla nostra proprietà. Or recintato s’erge a lance di ferro battuto, dorate in punta».

«I vivi di una giornata morta non potranno mai riscattare i morti di una giornata viva».

«Il freddo che provo in inverno, mi capita di riviverlo in primavera. E non parlo solo delle stagioni che ritorneranno periodicamente a ricorrere! Parlo del sonno delle coscienze indotto dalle dottrine di pensiero che continuano a scolarizzare un insieme di osservanze a cui è fatto obbligo attenersi. Quando invece occorrerebbe ragionare fuori dagli schemi, per incontrare la libertà di ogni singola natura».

«Fidatevi di noi! Vi hanno detto. Ma poi vi hanno tarpato le ali perché volevano vedervi correre ai loro piedi».

«Onde evitare di scivolare in inutili giochi di parole o in prolisse elucubrazioni. Forte e chiaro nel facilitare un ragionamento senza depauperarlo dei suoi più intimi contenuti, chi scrive di logica dovrebbe attenersi solo ai fatti».

«L’orizzonte è quanto di meglio noi ci prefiggiamo di conseguire. Una lontana linea che divide il cielo dal mare o dalla terra, dove tutto è ancora da impiantare. Dove tutto è ancora da fondare. Dove tutto è ancora, con anima, mente e corpo, da abitare».

«Per quanto mi basti sapere che insieme siamo. Dove tu sei, io sono. Senza di te, mi è impensabile di stare».

«Dalle proprie ceneri, la forza di rialzarsi fa sentiero».

«Piccole donne, se non fosse per la loro statura, direi di averle già viste grandi».

«Perché non voglio trascinare sul mio foglio parole che non mi appartengono, prima di scrivere lascio decantare l’inchiostro».

«Ho visto uomini di gesso scrivere di pugno».

«Non sono mai i migliori. I prescelti sono i candidati più adatti al sistema».

«Falso come l’ottone, con la vera d’oro in tasca, l'infedele ci prova».

«È un dato di fatto! Raccoglie poco consenso una letteratura che indispone perché fa riflettere. Memoria dei pochi unici resistenti. Patrimonio di tutti, predestinato all’estinzione. Ultimo baluardo di un senso critico e di un impegno sociale, accecato dal processo di massificazione globale che promette lucciole ma intrappola allodole».

«Madre mia, mi hai consegnato la tua volontà perché, in questa vita, prestassi fede a tutti i miei doveri».

«Mutevole e di scarsa efficacia probatoria, ad esercizio del pensiero, ti renda giustizia il ricordo che, seppur mormorato dai più irrazionali sentimenti, io serbo di te».

«Non lagnatevi o finirete per piangervi addosso. Ingombrante perché scomoda, la vostra testa se oggi sbatte contro un muro non è detto che un domani non possa, da un pertugio, non passare oltre con l’intero corpo del suo pensiero».

«Verso un qualcosa di assolutamente impensabile, compie un gesto clamoroso e plausibile chi eleva le speranze al di sopra della portata delle sue stesse fondamenta».

«Come avrei potuto dichiararti quello che tu, pur avendolo ugualmente compreso, non avresti mai accettato di sentirti dire? Sì! Io che, prigioniera di un incubo, vivevo con le mani legate».

«Uomini e donne che dicono di cercare la sostanza, ma che poi nei fatti si fermano all’avvenenza della forma».

«Io difendo sempre i miei irragionevoli sentimenti, quando temo la forza persuasiva delle mie stesse ragioni».

«La primavera, con la sua fogliazione, veste e riempie la ramificazione. Verde macchia di colore a tempo, penetrabile dalla luce quanto dal vento».

«Non voglio innamorarmi di una rosa se devo tenere in mano il conto di tutte le sue spine».

«In casa mia mi contorno di tante scatole vuote dove fare ora decantare le mie emozioni ed ora stazionare e transitare i miei pensieri. Sì! Incline ai sentimenti e ai ragionamenti, non mi attacco troppo alle cose se non per il tempo strettamente necessario ad analizzare i fatti».

«Proprio perché vede i propri vicini, pota gli alberi per mettere in chiaro i propri confini».

«Piacersi è una forma di gratificazione a chilometro zero».

«Chi governa l’equilibrio delle parti dovrebbe sempre garantire all’una, qualora se ne ravvisasse la necessità, il diritto di potersi rivalere sull’altra».

«Tragedia annunciata. Mentre il tuo corpo invecchia, realizzi che le tue tentazioni restano comunque giovani».

«Vi giunga forte e chiaro! Le vostre banali parole di sistema non potranno mai segnare la mia linea d’ombra».

«L’acculturazione è un lungo processo di allineamento. Ha lo scopo, non dichiarato, di livellare un popolo alla più ligia obbedienza».

 

«Con le radici in patria e i sentimenti a fior di pelle, i miei confini sono i vicini che mi ritrovo nei limiti che mi do».

«La massiccia somministrazione di continue dosi di dottrina del pensiero porta gli studenti, privati di senso critico, ad annullarsi nel pensiero altrui. Il risultato, del tutto poco edificante, sarà che gli universitari sapranno di sapere senza sapere di essere!».

«Lo scrittore singolare scrive, ma non ne fa parola».

«Sentire ci è intimo! Un po’ come bere e mangiare, un po’come amare».

«Cercarti fra tante mi è difficile, ma non impossibile se ancora prima della ragione mi affido all’ignota regia dell’emozione».

«Un domani non voglio dispiacermi di non averlo fatto. Ho bisogno di sentirti, proprio ora che mi confessi di volermi».

«Cari letterati, quando vi deciderete a considerare anche lo scrittore che, pur non sufficientemente scolarizzato, sa scrivere ad orecchio quanto Voi non sapreste mai esprimere, se non dopo aver affrontato lo studio più meticoloso di una noiosissima grammatica!?».

«Ancorato al suolo perché radicato in cielo, l’uomo pio che vorrei incontrare».

«Non possiamo praticare l’insieme se poi snaturiamo la forma nei suoi contenuti».

«Non vorrei dire, ma guarda ancora quanta gente che prima si prende la licenza di offenderti e poi con la stessa leggerezza, nascosta dietro ad un mazzo di fiori rubati dal giardino del vicino, ha la faccia tosta di chiederti perdono. Cara mia amata, sii pertanto prudente, perché il mondo stesso ti chiede di esserlo!».

«Sì! Solo oggi, con uno sguardo più distaccato dalla mia timida gioventù passata, comprendo quanto quel fiorire ad ora tarda mi abbia avvantaggiato sulla vita e, seppur con qualche abrasione risoltasi poi in cicatrice, quanto mi abbia salvato dalle gelate tardive e dalle più facili, ma liquide velocità promiscue».

«L'incidenza dei libri ci dà conto, sullo sviluppo lineare degli scaffali, non solo dello spessore della biblioteca, ma anche della solitudine del bibliofilo preso più dal possedere che dalla consapevolezza di un sapere».

«Sono pieni di rabbia, perché saranno giustiziati dall'alta marea, i giovani prigionieri rinchiusi nelle segrete di un castello di sabbia».

«Solo con la penna in mano divento quello che non avrei mai immaginato di poter essere».

«Per sua natura è indelebile! Anche se cancellata, la parola scritta sa sempre riemergere dal dimenticatoio di chi la volle inutilmente oscurare».

«Lo sciame delle parole procura il turbinio della mente».

«Benché soli, non crediate mai di non potercela fare. Date anima e corpo al vostro pensiero, perché un domani, in voi, non vi sia il rammarico di non averci almeno provato».

«Mi prendo cura di te! Quando temo il ghiaccio, io sbrino il cuore».

«Dietro ad un anonimo filo d’erba si nasconde il fiore esemplare».

«Staccatevi, per almeno un minuto al giorno, dai vostri fogli e provate, se ci riuscite, a toccare il cielo con un dito! Voi che ignari del tutto, non vedete e tanto meno sentite. Voi che istruiti, vi ritenete saputi. Voi che ragionate solo secondo i protocolli che dall’alto vi sono stati impartiti. Voi che pieni di voi, all’esercizio di prova, mancate di essere gli artefici di un domani migliore».

«La scienza dovrebbe attenersi ad un rigore logico, tanto quanto la coscienza, in un universo di stanze, ad una coerenza d’insieme».

«Non fatevi prendere dalla foga di voler lucidare le vostre campanelliere d’ottone, giacché potreste correre il rischio di farvele rubare».

«Fra la gente che striscia, vedo la biscia!».

«La maggior parte delle forme di vita dell’universo mondo è inevidente alla constatazione dei fatti, a dimostrazione di quanto sia ancora impari la lotta per la sopravvivenza e di quanto sia ancora lunga la strada da percorrere verso una presa di coscienza collettiva».

«Comprendo chi sa vedere perché sa sentire, quando non vuol sapere come le cose sono andate a finire».

«No! Non avrei mai accettato di travestirmi da bandito. Sarei rimasto in trincea! Perché io per un’apericena non avrei scialato i miei giovani vent’anni. Sì! La vita è sempre una anche se, a volte, l’esame lo si deve ripetere più volte. E ti dico questo solo perché mi hai chiesto, cosa avrei fatto io al tuo posto».

«A cagione del poeta e della sua poesia, il nostro primo incontro. Tu stordita dai fatti ed io rapito dai sentimenti».

«I fuori posto vivono il costante rischio di essere rimessi in ordine».

«L’abito pulito che porta addosso, il primo a tradire il corpo sporco».

«Gli inclusivisti della scienza del governo hanno in esclusiva il pensiero unico».

 «I più distratti calpestano e portano dentro; i più accorti scavalcano e lasciano fuori. Sulle soglie delle unità abitative non vedo più nessuno con la scopa in mano».

«Credo che soprattutto in amore si debba osservare il rispetto del pudore altrui. Quell’area di riserbo, del non detto, comunque inteso e acquisito come tale. Limite oltre il quale, pena l’irreparabile, non ci è concesso di andare».

«Vogliono deviarci dal nostro seminato, perché noi glielo abbiamo concesso! Ed è così che traghettandoci ad una deriva morale, promuovono la diversità, in favore di una promiscuità sociale». 

 

«Se non avessero ceduto alle lusinghe delle contesse, i conti oggi non sarebbero diseredati».

«Ieri ho telefonato ad una amica e non perché mi avesse cercato, ma semplicemente perché sentivo, col mio soffio, di doverle stare vicino».

«In posa d’opera, la scala, piolo su piolo, serve per vedere, quanto dobbiamo fare, di quanto non ci è ancora dato sapere».

«I segni premonitori esistono, eccome! Ci anticipano oggi quanto dovremo scontare domani».

«Noi che apriamo ancora la buchetta delle lettere più per speranza che per abitudine, siamo gli ultimi romantici a credere che una lettera, ben scritta, possa unire più di quanto possa dividere».

«La cattura del topo bigio non vale il peso del formaggio messo in premio da chi ha disposto la sua trappola».

«Se non fosse stato per il mio guardarmi in largo, a corto di riserve non avrei potuto sopravvivere a lungo».

«Proprio perché il sogno è un fatto concreto, io lo assicuro ad un filo».

«Stiamo tutti alla finestra. Guardiamo i tetti e scommettiamo su chi di noi sarà il primo ad avventurarsi nel rifacimento delle proprie fondamenta».

«Perché non ha classe, il maestro non fa scuola di pensiero».

«La penna che amo non si lascia mettere in riga».

«Libero da ogni indottrinamento, in obbedienza al dono ricevuto, con il dito fermo sulla pedagogia, sono coerentemente incline allo scrivere poetico, logico e filosofico».

«Non vi sia concessa la libertà di trascrive il non detto come indicibile!».

«Lotta maledettamente impari! Tu resisti senza di me più di quanto io sappia resistere senza di te».

«Perché insolenti, li allontano! Ho una reazione istintiva, non mediata dalla ragione, verso tutti quelli che ti entrano in casa con un fare da prete e, con la scusa di un caffè, ti mettono in bocca delle parole che non sono tue».

«Quando una vecchia paura sciama da un epicentro ad un indefinito nulla, una nuova, a dosi omeopatiche, si prepara ad essere impiantata sul terreno fertile della debolezza umana».

«Amori prativi... In una vecchia foto, tu con una margherita tra i capelli ed io scrittore in erba».

«Mi pare del tutto legittima ed indiscutibile la scelta di chi, consapevole delle gioie e dei dolori dello stare in vita, non abbassa mai la guardia e continua a sperare che il proprio sogno si compia».

«Gli illuminati hanno ricevuto in dote l’impensabile perché dimostrino il plausibile alle future generazioni».

«Illuminazione! Il vano della scala si chiama tromba perché a salire gli scalini facciamo il fiato».

«Scelti dai belli, in amore fortunati i brutti».

«Vi dico che lo scrivere è un peso ingombrante che parte dall’intestino. Anche se, purtroppo, molti scrittori attribuiscono ancora solo al cervello la facoltà di poter formulare un pensiero traslitterato in parole».

«Sante allora sei proprio duro di comprendonio! Perché ti perdi sempre in inutili chiacchiere? Come pretendi che possano comprendere se, a suo tempo, avendo firmato in calce, hanno scelto di subire ciò che la loro stessa ragione non gli avrebbe mai concesso di accettare? Questi se prima non hanno avuto la forza di porsi una domanda, ora temono l’esito di una risposta che comunque arriva anche se da loro non richiesta».

«Per chi non ama le scorciatoie, il vero problema non è andare via ma restare se stessi».