«Non necessariamente passando dai banchi di scuola, non vorrei dire, ma sono già stato quello che oggi sono. Dunque, non mi invento nulla di nuovo, continuo a scrivere, quel che ho da sempre scritto magari firmandomi col nome d’altri. Scrivo perché già da prima, nel riconoscermi in uno stato di consapevolezza, sono stato designato, non diversamente dal musicista quando suona, dal pittore quando dipinge o dallo scultore quando scolpisce».

«Amo l’orizzonte quando mi determina l’esposizione della linea di appartenenza».

«Per vederci chiaro non subito mi affido a ciò che vedo e a ciò che penso, piuttosto, prima analizzo, con un certo interesse e perizia del dettaglio, ciò che sento».

«Quando ami veramente non accendi l’abat-jour e tantomeno sollevi le lenzuola». 

«Lui è il primo argine, ma anche l’ultima sponda».

«In uno mondo retto dalla grossolanità, la sensibilità è un vezzo di quei pochi ancora inclini all’umiltà».

 «Cari ragazzi, nello studiare non fate la madornale stupidaggine di lasciarVi studiare. Tuttavia, Se, per passione, orgoglio e soprattutto voglia di futuro, studiate, fatelo sempre con senso critico e a ragion veduta. Sappiate determinare un no! Quando dev’essere un no! Sappiate affermare un sì! Quando il ragionamento Vi convince, perché, nel suo esser incontrovertibile, non fa una piega».

«Misuro la cifra del tuo disagio dalle inezie che ti lasci sfuggire di bocca».

«Parlarti, se non fosse che mi è difficile raggiungerti, sarebbe un continuo riscoprirti: un’eventualità che il passato mi rende in un tempo presente per riconoscerti e a te ricongiungermi in data da destinarsi».

«Regalandomi la possibilità di essere compreso e di essere equivocato meno del dovuto, mi sono reso consapevole di aver scritto molto di più del necessario».

«Chiamami. Affinché sulla tua voce io possa fantasticare un corpo».

«Proprio perché già sapevo dentro di me che ti avrei incontrata, mi sono innamorato di te molto tempo prima che tu te ne potessi accorgere».

«La glossa, glissa, nel puntualizzare fuori dal costrutto».

«Quando non so più dove tu mi porti è il momento di chiedermi chi sono».

«Interrogati, tanto l’ipocrita quanto il codardo, l’uno per convenienza mentre l’altro per paura, non ritengono mai opportuno farci sapere come veramente la pensino».

«La neve cade e imbianca i paesaggi, meno di quanto dovrebbe!»

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«La grande bugia è quell’opportunità che nell’eventualità si rende necessaria».

«Proprio perché tenuti insieme... Gli idioti allo spago muoiono meno soli!».

«Gli innamorati, nella loro relazione, mettano in campo la pazienza se vogliono sedare il fuoco della passione».

«Non possiamo non trovarci tutti d’accordo, quando, per il principio di pertinenza, secondo natura, diciamo che la madre non può che essere femmina! Diversamente non possiamo affermare, a meno che, e qui mi riferisco ai sostenitori della società liquida di Bauman, non si voglia dimostrare che l’acqua possa naturalmente, anche se non forzata dall’uomo, andare all’insù».

«Tra i tanti numeri fatti, le mie troppe lettere inviate con il fine ultimo di intercettare, quantomeno, una risposta che fosse un segnale di apertura».

«Oggi non si sa più in che cosa credere per non risultare ingenui».

«All’audizione... Le parole in erba si giocano la possibilità di essere scritte in calce!».

«Il buon senso, oltre la ragione, si chiama istinto! A lui dovremmo ricorrere ogniqualvolta le parti messe in gioco vorrebbero spingerci, più o meno velatamente, ad essere diversi da quello che veramente siamo».

«Ammiro chi, in dignità e gloria, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, ha saputo tenere pur sempre alta la sua bandiera».

«Accompagno il tuo respiro. M’inebrio e non ti tocco!».

«La scuola di oggi non dà contenuti perché soffre di un acuto e reiterato vizio di forma».

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«I conservatori dell’amor proprio, sostenitori e militanti del dissenso, si tirano fuori dal gioco delle parti per scongiurare il pericolo di trovarcisi impiccati dentro».

«Traghettato a mare: l'albero che non ha più radici diventa quello che sembra». 

«I pianti per i corpi infranti sarebbero confluiti in uno specchio d’acqua salata, ma poi, là dove ci è proibito di vedere, ci sarebbe stata una bellissima primavera, perché la natura avrebbe, così come ha sempre fatto, ripristinato, complementare ad un tutto, l’intelligenza dell’equilibrio delle parti, diseredando e colonizzando ciò che l'uomo aveva recintato a proprietà privata».

«Quando si vuole combattere il male, bisogna assumersi l’obbligo di stare bene».

«Ci sono malattie che foraggiano la politica più di quanto possa fare il concime sui coltivi».

«La lucertola salva la sua testa spendendo una mezza coda».

«Che si celasse in questo inizio di romanzo una terribile fine, già lo si sapeva. Non il più forte ma il più adatto, con un’intelligenza tanto nascosta da sembrare banale, sopravviverà, perché non considerato, alla dura legge della selezione».

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«Lo scrittore libero potrà continuare a scrivere le sue invettive senza doversi sentire in obbligo di scendere a barbari compromessi, solo se saprà darsi un'altra onesta occupazione con congrua retribuzione in capo ad un vero lavoro».

«Se già conosciamo quell’ansia intestina che ci tende la vita, popolata da morti che stanno in piedi per chissà quale prodigio o artificio, non dovremmo anche individuare dove sono i vivi? Sicuramente sono un genere in via di estinzione; potremo ritenerli, a giusta ragione, nascosti nelle periferie: nella timida incertezza degna di un vero teatro dell’assurdo. Lì, ad attendere invano che si consumi il tempo e che si compia il colpo di scena capace di elevare l’improbabile normalità al rango di vita».

«Come non riconoscere alla natura la capacità di riportare in grazia la severità di una giustizia divina e alla coerenza dei santi in vita lo sforzo d’esser ammirevoli esempi nel soccorre e confortare i più deboli e i più vessati?».

«In verità abbiamo bisogno di poche parole evocative che ci facciano stare bene e che ci solletichino tanto la ragione quanto l’emozione, a ricordo di un passato presente o di un futuro passato».

«Quando mi ascolti anche se ti dico cose che sai già e non vorresti sentirtele più ripetere, capisco che mi ami».

«In difesa di qualcuno o di qualcosa, si espongono solo se ne vale veramente la pena mettersi in gioco. Prima che scatti la nuova ora, secondi a tutti, ipocriti per quanto opportunisti, sono gli intellettuali dell’ultimo minuto».

«Mi manchi di più della distanza che dall’abbracciarci ci separa».

«Nel tentato scopo di redigere un diario di vita consapevole, sul mio sentiero ho passeggiato a lungo fino a sentirmi il fiato corto, impostomi dal fiorire di impervie salite».

«Esercizi spirituali... Amo restare in punta di piedi, assorto in cielo».

«Un pensiero profondo non può che essere portato in superficie da una trasparenza sottile».

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«Anche i più idioti sono dei geni quando si tratta di fare le scarpe a un povero disperato».

«Quando le mani sono sporche è difficile tenere una faccia pulita».

«Caro Professore, la mia intelligenza sta nel raccontargliela come se la vuole sentire dire, tanto quanto la sua mancanza sta nel recepirla come può».

«Il rispetto che porto nei confronti degli altri non può andare a scapito delle mie scelte. Siano dunque salvaguardate le tue decisioni e onorati i miei confini».

«Sarebbe interessante sapere se coloro che hanno avuto tanto dalla vita abbiano ottenuto di più per quello che hanno detto o di più per quello che hanno fatto o se, più propriamente, siano stati dei prescelti».

«Non esiste legge del legislatore che non presti il suo fianco debole all’impugnabile».

«T’aspetto e non ti chiedo! Amo la sorpresa quando sconvolge la mia fantasia».

«Nel dare esposizione al contenuto, la forma non condizioni lo spessore del pensiero».

«Mantiene viva la sua speranza: lo scrittore che, nell’inoltrare una sua proposta all’editor di un’anonima casa editrice, spende una vita intera ad intercettare un’incerta risposta interessata».

«Allo scrittore gli si conviene, nel consolare l’altrui sconforto, con parole circostanziate e giuste, attenersi alla più onesta sintesi dei fatti accaduti».

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«I rinunciatari legano la vita al peso della morte».

«In questi nostri tempi bui, non mi rassegno al declino della ragione! Anche se sono cosciente di parlare a un sordo che si ostina a indicare a un cieco la strada da seguire».

 

«Nel temerla, la difendono! I plagiati hanno subito l’attacco di una brutta piega».

«Ho ascoltato in silenzio il fragore delle tue parole apparsemi in sogno. Tu mi dicevi molto di più di quanto io stesso oggi potessi comprendere. Tu vedevi quello che al massimo io potevo sentire. Tu eri al di là del muro quando io, al di qua della siepe, stretto alla mia fedele Polly, tenevo in mano la mia umile penna. Avrei scritto per non sentirmi solo. Avrei scritto perché quello so fare. Avrei scritto per non mancare alle chiamate del mio pensiero, insubordinato e assetato di vero».

«Oh! Padre mio… Spesse volte mi chiedo dove tu ora sia, se più nella fantasia o piuttosto radicato nell’anima mia. Tu che prima di me sei stato. Tu che hai faticato nei campi e ti sei ritirato in vecchiaia nella riserva dei tuoi orti. Tu che mi hai dato in mano gli attrezzi del lavoro per poter esistere al sacrificio di resistere all’intemperie dell’uomo. Grazie».

«Confonde le acque. La confusione è un potere occulto; genera, nella popolazione, indecisione, malessere e preoccupazione».

«Non puoi di certo dire che io non ti abbia aiutato, quando, nel richiamarmi ai fatti, passi dalle mie testuali parole».

«Per comprendere le parole, più che ai dizionari, guardiamo alle bocche dalle quali fuoriescono».

«Sono sempre i più semplici ad esporsi: sono i veri, a loro i monumenti non si addicono. Nulla temono, perché sono essenziali».

«Voi che per paura avete sottoscritto il trionfo della morte, prima ancora avete accettato di farvi declassare la vita!».

«Se non durante il tempo strettamente necessario a stendere uno scritto, l’aforista non si rilegge. Difficile sbagliare quando si è lontani dall’esser prolissi».

«Su chi ha il potere di fare sia esercitato il senso critico di ogni singolo cittadino chiamato al dovere di essere».

«Ogni giorno constatiamo a nostre spese quanto all’uomo risulti sempre più difficile sostenere il peso della propria ragione».

«La nostalgia è un sentimento filtrato dal tempo, mi riporta dov’ero per ricordarmi com’ero».

«Le parole che preludono i fatti: al di fuori della riga, indicano all’autore la Via».

«Lo spirito che ci anima è uno, mentre i nostri corpi sono tanti. Tanti quanto le vite che dobbiamo ancora vivere per purgare completamente il nostro stesso spirito, che solo allora potrà finalmente dirsi libero dal ciclo delle rinascite».

«Pratico lo scrivere come palestra di vita per mantenere sempre viva la luce della ragione».

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«Abbiamo capito a nostre spese che la bugia propugnata dall'alto diventa una verità condivisa dal senso comune».

«Piuttosto che opporle resistenza, a volte dall’onda è più proficuo lasciarsi scavallare».

«Non vuole essere riconosciuto dagli altri come uno dei nostri. Per paura di subire ritorsioni di varia natura, il codardo ci lascia soli».

«Gesto riprovevole! Abdicare alla propria lingua per un’altra bocca».

«Le guerre sono fatte dai grandi giocando con la vita dei piccoli su di una scacchiera. Sarebbe sufficiente che i piccoli decretassero uno stato di agitazione, che indicessero un ammutinamento generale, che dicessero finalmente No! I grandi allora inizierebbero a sentirsi non solo piccoli e indifesi, ma isolati e sconfessati».

«Senza parole: mi è incolmabile il vuoto, così come mi è inconciliabile il deserto».

«Quell'impazienza che alimenta l’attesa si chiama speranza: mai l’ho destituita per incoronare la rassegnazione, anche quando il corso degli eventi avrebbe potuto indurmi a farlo».

«Questi scienziati dell’occulto hanno capito, non a torto, che controllando il clima avrebbero potuto condizionare, nei flussi degli umori, gli stati d’animo delle fasce più deboli della nostra popolazione».

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«Era come se l’orologio del tempo si fosse fermato a quell’ultimo giorno di lavoro e, quei mesi di mia assenza forzata, in realtà, non li avessi mai vissuti se non in un altro tempo di un universo attiguo: uno spazio domestico dove far convivere le mie abitudini con le mie responsabilità... dove, allo sguardo della mia timidissima Polly, fondere il mio sentimento d’amore incondizionato».

«Quando tu non sapevi dove andare, ti sono venuta appresso nell’unico punto fermo dove tutto intorno muove».

«Questo mondo non mi appartiene se debbo vivere come un ladro in casa mia».

«Non può che essere per un per, il di più di un meno che mi chiedi».

«Lontano dall’essere un evento naturale, l’emergenza climatica è un’invenzione politica che legittima qualunquismo e incurie gestionali».

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«Tutto ci riporta ad un autunno bagnato. Semaforizzato più che mai dai colori di allerta meteo: gialla, arancione, rossa. Colori già visti per l’emergenza covid. Colori rubati dal foliage otto-novembrino. Il modus operandi è lo stesso, cambia però l’oggetto del contendere che comunque sia resta sempre orientato ai più subdoli voleri dei poteri forti».

«Mi hai chiesto di sedermi e di scriverti qualcosa. Ti ho dato qualcosa, ma non ti ho scritto più di quanto non fosse già stato tuo».

«Ci voleva la piena quando rompe gli argini a ricordarci il vuoto amministrativo che su di noi incombe».

«Non illuderti, non già perché sei bravo! Farina compatibile al lievito della casa, tu arrivi solo perché prima ti hanno scelto».

«D’autunno le piante fisiologicamente si spogliano, mentre le donne fisicamente si rivestono».

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«Ai tuoi piedi, sedotto mi hai condotto per mano».

«Nello scrivere posso scegliere la congiunzione e, non di meno di una virgola; ma ad uno scrittore cosa gli fa prediligere l’una dall’altra? Personalmente potrei rispondere che è principalmente una questione di governo del respiro al momento della stesura del testo. Difatti se con la virgola controllo il respiro senza arrivare all’apnea, con la congiunzione sostengo il respiro fino a portarmi all’apnea. Alla fine della fiera, a dirimere la contesa, la mia scelta però cadrà su quella virgola o su quella e che all’ascolto, dopo la prima lettura, saprà restituire al testo letterario una migliore musicalità d’insieme».

«Viene meno il rispetto se il mio limite viene considerato un’esagerazione».

«Pulisco casa perché non posso pensare di cercare fuori quello che devo trovare dentro».

«Ovunque andiate, quantomeno siate».

«Chi avesse la malaugurata presunzione di aver già visto tutto, si attrezzi a leggere il mio poco».

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«Aspetto da una vita una lettera che deve arrivare: una lunga storia di latitanza che di diritto la consegna alla leggenda, al mito di chi si dà alla macchia per sfuggire all’ordine di controllo».

«Prerogativa dei geni incompresi: nell’eccellere dove gli altri sono semplicemente mediocri, vedere la luce prima che si faccia giorno».

«Metto le mie mani, metto le mie braccia. Fuori dal tuo seminato ti aiuto, quando alle tue ragioni stanziali aggiungo le mie intenzioni morali».

«All’esercizio della lingua manca palato per essere parola».

«Lo scostamento della parola dalla lingua crea una neolingua: una protesi sulle gengive che non hanno più i denti o che devono fare ancora i denti da poter mordere la vita».

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«Senza più possibilità alcuna di potervi appellare ad un barlume di ragione, quando dalla rabbia passerete alla rassegnazione saprete di essere stati piegati e spogliati in casa vostra».

«Il decantato cambiamento climatico è un giogo, un fatto politico: ci ha portato a credere quanto l’inevitabile fosse non solo vero, ma anche plausibile».

«Nell’ottimizzare i costi di gestione della pulizia degli alvei fluviali, i nostri amministratori sono dei veri maghi! Aspettano che la forza dirompente dell’alluvione porti a valle tronchi, rami e frasche».

«Oggi ci dicono che se vogliamo arrivare alla parità di genere dobbiamo partire dalla parola. Architetto, architetta; avvocato, avvocata; medico, medica; soldato, soldata; sindaco, sindaca... e chi più ne ha più ne metta! Ma c’è da chiedersi se femminilizzare, per emancipare e creare nuovi ruoli di ciò che prima era prerogativa maschile, ci ponga realmente al riparo da nuovi scenari d’inedite forme di imposizione o se, piuttosto, diventi solo una brutta e discutibile licenza poetica».

«Picchetta i tuoi confini! Non dare tempo a chi ti vuole sottrarre spazio».

«I falsi profeti sono attori mediocri! Interpretano una parte senza avere la decenza di conoscerne il copione».

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«Quando si chiude il cerchio, la fine presenta i conti all’inizio».

«No! Non sono di certo un accademico. Io sono un aforista, un poeta e uno scrittore che si concede, di tanto in tanto, di stare sul punto al di fuori delle righe».

«Di fronte ad un tribunale d’ingiusti, agli onesti non resta che emulare i furbi».

«Cara Intelligenza Artificiale, altrimenti detta IA, ti sia chiaro che: per essere quel che io sono non è sufficiente che tu faccia quel che io faccio».

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«La storia è una forma di narrazione assai distante dall’essere oggettiva; poiché riccamente e, troppo spesso, volutamente costellata di errate interpretazione dei fatti accaduti. Dal momento che ci è materialmente impossibile raccogliere le notizie alla fonte, il nostro argomentare diventa ineluttabilmente compilativo, deduttivo, evocativo, quand’anche celebrativo. Ma chi può dirci in tutta onestà che quanto ci viene riportato dai media è, in contenuto e forma, la verità? O piuttosto siamo con la verità alla sventurata Cecilia, che tutti la vogliono e nessuno la piglia? Lungi da me l’idea di esser seppur minimamente offensivo, ma di questi tempi mi è molto difficile non essere interrogativo e significativamente dubitativo».

«Il mondo è una percezione domestica di uno solo fra i tanti possibili mondi, animati e inanimati, che la vita ci ha fornito».

«Vorrei fare una raccolta di aforismi tutti dedicati all’amore, per ridare speranza a chi, nonostante le delusioni, non abbia mai smesso di cercarlo. Un’incognita da risolvere. Un rebus da sbrogliare. Un’attesa da consumare senza uscirne consumati prima del tempo. Frattanto, cercasi Editore disponibile. Poi vi dirò».

Le parole che dicono è la mia prima raccolta di aforismi - Bacchilega Editore (aprile 2017)

https://www.bacchilegaeditore.it/prodotto/le-parole-dicono/

«L’uomo pieno di sé ha di fronte il nulla».

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«Oceano sugli scogli. Il nostro spirito s’incarna in un corpo: un’isola che è anche una prigione dove fare palestra di vita, ma anche voto di penitenza».

«Si contano sulle dita della mano destra: dei famosi in terra pochi salgono anche agli onori della gloria in cielo».

«La narrazione dell’invisibile è per sua natura incerta. Tanto pecca per quanto soggetta ad una vasta gamma di elucubrazioni mentali, tutte plausibili e tutte defettibili».

«I poeti soffrono di un’accesa nostalgia. Partono per fare all’amore, ma finiscono per fare ombra al prato».

«Decerebrati senza midolla, agli insostanziali a nulla valgono le nostre raccomandazioni».

«Strategia di autodifesa ragionata: a chi fermamente sostiene di raccontarcela tutta, mettiamoci su la tara e crediamoci solo in parte».

«In risposta ad una preghiera di aiuto, dubito di chiunque si guardi prima in tasca». 

«Inetti al dialogo, subiscono una tra le più spietate solitudini di tutti i tempi. Organizzati da linee guida stilate da remoto, i giovani d’oggi non sanno più disegnare il loro futuro perché non sanno più sognare. Vivono continuamente interconnessi, eppure, se chiamati a mettere insieme una parola con un’altra, s’impacciano ed entrano in un vuoto cosmico inimmaginabile a chiunque non sia solito frequentare i buchi neri».

«È scemata l’intelligenza, perché si sono erose: dignità, volontà, determinazione, discernimento e, da ultimi e non per importanza, correttezza, onestà e sacrificio. Tutte qualità che, in un’analisi condotta con senso critico, conducono alla verità fosse anche la più scomoda e inconfessabile. C’è d’altra parte solo un valore materiale che invece registra una smisurata impennata e questo è il soldo e il suo potere d’acquisto nelle tasche di ogni singola persona. Non si fa scrupoli! Non guarda in faccia a nessuno. Consente al suo portatore di potersi appropriare dell'oggetto del suo desiderio. Non ha un briciolo di pudore quando attenta finanche l’inviolabile, cercando di stabilire con il braccato di turno una complicità omertosa. Vuoi belli, vuoi brutti, dunque solo il soldo mette a tavola tutti».

«Nell’insensatezza generalizzata meglio fingersi matti in vita che distinguersi sobri in morte».

«Anche il corpo ha le sue parole! Nel cercare le tue mani ho rispettato l’incrocio delle tue braccia».

«Sopraffatto dal capriccio dei sensi, pratica l’amore infedele».

«Mi hai messo la penna in mano affinché, ancora prima che io imparassi a parlare, di Lui ti potessi scrivere».

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«Integrati al sistema con gli acufeni nelle orecchie, Voi, ahimè, raramente avete sentito quello che veramente avreste dovuto vedere».

«Il mazzo: prese per il gambo, mettere insieme una rosa di possibilità».

«Sospeso nel nulla, non sapevo ancora se potessi toccare quei frutti che mi avevano fatto staccare i piedi da terra».

«Non c’è prete che ti dia l’assoluzione, scrivere è una continua confessione».

«Sarò franco, non si scrive per essere pubblicati, si scrive per essere i primi a leggere un inedito d’autore».

«Io uso la parola e non la lingua».

«C’è chi li dichiara psicotici e non a torto. Quello che non c’è per loro diventa».

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«Fragili alla fascinazione del potere! Gli incoronati ai posti di comando sono stupidi integrali che obbediscono ad ordini superiori».

 

«Ho sempre vissuto l’amore come la massima espressione della poesia: l’amore sublimato; l’amore che non si consuma in terra; l’amore che cresce nell’attesa che si compiano le aspettative puntualmente e inesorabilmente disattese, perché diverse da quelle sognate. L’amore che, comunque vada, si ricarica come un carillon a manovella e, nella musica dei ricordi passati, vive di un suo moto perpetuo».

«Soggiornano in angolo della Terra, fermi al solito palo. Sopravvivono ad uno stato di quiete molesta: non si trovano perché non si cercano, si annoiano ma non si perdono».

«Mettersi in fila, immolarsi alla coda!».

«Di un’inutile alterigia, il primo piano. Aspira e cospira dietro le quinte di scena».

«Predispongono sistemi di libertà vigilata! Le politiche sociali per fare osservare gli obblighi ai propri cittadini, da sempre, ricorrono a libertà ordinate».

«Non posso svelarvi da chi mi sia giunta la solenne richiesta, io scrivo perché mi hanno chiesto di scrivere. Quanto prima avessi iniziato, tanto prima sarebbe stato bene per gli altri, tanto prima sarebbe stato bene per me stesso».

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