«E’ dell’indicibile inconfessabile poco che ammiriamo la forza di muoverci addosso la sua rivoluzione!».

«Da noi eletti interpretano il teatro dell’assurdo! Buffoni dal pingue portafogli, al bisticcio vivono di un’intesa complice».

«Voi che vi dolete dell’emozione quando vi è inspiegabile alla ragione! Non sapevate che sareste stati chiamati a decidere di tutti noi se per il riso o se per il pianto!? Voi apprendisti dotti!».

«Il difetto ci tenta! La parola ci contenta, ma solo per un istante».

«Asservita all’arlecchino vintage del carro politico, mi è inconciliabile la nuda poesia. Perciò, custodisco il verso perché non si manipoli diverso!».

«Perché chi vede cose che non sono oggettive dovrebbe sentirsi visionario? Io tutt’al più lo chiamerei contemplativo!».

«Che poi la preghiera è un’invocazione d’aiuto che mi convoca a sentirti quando non posso dimostrarti».

«All’uomo trasparente ogni domanda è impertinente!».

«La lingua invidiosa vive di peso morto lo sproposito di una bocca aperta!».

La parola e il suo pieno

«Lo scrivere ispirato nasce dall’esercizio dell’attesa, allorquando la parola, in tutta la sua mirabile bellezza, all’ascolto si compie con tutta la sua sorprendente perfezione che, nell’organizzazione naturale del testo, diventa partitura musicale».

«Ad essere onesti, oggi ci vuole il coraggio del soprannaturale!».

«Contro natura... Educarsi diversi, inesaudibile promessa!».

«La vecchiaia è l’ultima entrata prima dell’ultima uscita!».

«Con la chioma degli alberi, gli angeli impiantarono i prati in cielo».

«All’impellenza di un’indifferenza motivata: il cespuglio è il muro della minzione!».

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«Quando la puzza si deposita mi preoccupa ciò che non si vede!».

«Perché non tutti possono stare dalla parte del fresco! Ecco perché d'estate soffro il caldo».

«Le nodose radici dalla pelle che par d’elefante, le gemme appuntite e la forza dell’alta chioma all’onda d’urto del vento... Del faggio amo!».

«Sono della natura e non di chi li redige. Gli aforismi pongono interrogazioni continue. Chi li capisce in un modo e chi, invece, in un altro. Magari diametralmente opposto. Questo dibattere ci invita ad una dialogica che, se siamo lungimiranti e fortunati, ci porta a una soluzione consapevole del quesito in origine postoci. Quindi non chiedetevi chi fosse mai l’autore e cosa mai volesse significare, ma piuttosto chiedetevi a cosa siete, senza deroga, chiamati puntualmente a rispondere».

«Il rogo rende in fumo, quanto le lingue di fuoco in opera!».

«I colli che non hanno testa vengono messi in coda».

«Il popolo accumunato dalla povertà, sotto l’egida degli acuminati, perde ogni possibilità di riscatto».

«All’orizzonte... La coperta è corta perché i fianchi sono alti!».

«Detonazione a delinquere! Nella sala d’attesa, tra coincidenze e destinazioni, l’attentatore sceglie sempre le sue vittime».

«C’è ma non si vede! Utopia, gioca a volar via».