«Non posso non sorprendermi di quanta gente vuota sia piena di sé!».

«Sono selettivo! Una parola che non mi significa non mi rappresenta».

«Come posso accettare pedissequamente l’ordito d’altri senza premunirmi di salvare il diritto di un più che lecito contraddittorio? Voi che vi affidate a persone cosiddette titolate e competenti, come potete non nutrire un qualche piccolo dubbio? Voi che avete educato la memoria a narrazioni distorte e non vi siete mai preoccupati d’aver prima disertato l’esercizio di pensiero. Sì! Vi dico questo, non già per vanagloria, ma perché non so trovare una soluzione plausibile che possa sanare il precario stato di salute in cui versa la libertà».

«Sono imbecilli e non dell’ultima ora! Hanno la faccia di cartapesta contornata di un inutile qualunquismo. Eseguono e non si domandano, perché sono al di fuori di un qualsiasi minimo ragionamento logico».

«Voi che avete preferito bere una bugia piuttosto che venire a conoscenza di una verità dagli insopportabili effetti collaterali. Voi indegni, voi pusillanimi... Voi che, così facendo, avete messo in croce anche noi».

«Ti ho sostenuta con l’apertura delle mie ali perché non volevo che crollassi di peso quando, colta da improvviso malore, ti sei vista attraversare, davanti agli occhi, un vecchio film in bianco e nero».

«Sappiate che il meglio della letteratura è quella che non è mai stata pubblicata. Quella inascoltata che, sfuggendo ad un lungo processo d’indottrinamento culturale, si è concessa il lusso di continuare a dire ciò che pensa».

«Nodo che solo noi sappiamo sciogliere. Dimenticarci ci è impossibile. Siamo nati qui ad onorare una promessa d’amore fatta, in altri luoghi e in altri tempi. Che ci crediate o meno, problema vostro! Ma noi, siatene certi, già sapevamo del nostro ritorno».

«Senza risveglio e senza sogni nel cassetto! C’è chi si affretta a chiamarla: “generazione morta”, perché non se la sa più immaginare come potrebbe essere se fosse ancora in vita».

«Adombrato dagli scogli, io parte di un fondale da una scaletta scendo a mare».

«Per sottrarsi alla guerra dovettero attrezzarsi di una pace interiore».

«Congiunzioni astrali... Io sono oggi quello che tu pensavi di me ieri».

«Logica dei contrapposti! Un sistema di controllo sottile e capillare non può che disperdere scorie grossolane».

«Ispirandosi ad avvenimenti da lui stesso vissuti, amo lo scrittore che quando parla agli altri parla di se stesso».

«Proverbiale la timidezza del poeta! Ama le parole che concilino riserbo e sensibilità».

«Mi sento di dire che non ho nulla da proporre che non sia già stato provato. La dignità non la si insegna e tantomeno la si acquisisce; dalla nascita o ce l’hai o non ce l’hai. Non si potrebbe dire, lo so! Ma siamo già degni o indegni prima di questa vita».

«Le mosche sono fastidiose perché non sopportano l’idea che possa esistere qualcosa che non sia merda».

«Erta alla spiga di grano, l’erba ragna».

«Quanta gente si specchierà calva quando i nodi verranno al pettine».

«Io ti pregavo a mani giunte e tu ti presentavi a piedi nudi».

«Giacché abitato dalle parole, lo scrittore non vive il silenzio».

«La dirigenza vanta diligenza solo perché viaggia in carrozza».

«Se con le tue labbra mi hai aperto la bocca, con la tua lingua mi hai annacquato la parola».

«La nuova tratta degli schiavi! Giovani ubbidienti, sotto l’egida di un occhio cosmico, spiaggiati e interconnessi da una subdola magica tavoletta».

«Non si promuovono azioni! Con la parola al confino, i sentimenti tacciono».

«Ti ho vista. Unica tra mille, ti ho riconosciuta. Eri non come t’immaginavo, ma come ti ricordavo».

«Sono pago del mio cesto di parole colte al sole con ardore».