«Non diventa mare! Il fiume al di fuori dell’alveo si trasforma in fango».

«Il sentimento estraneo ai sensi è l’amor che non si consuma».

«Dopo aver parlato con il re, capisco perché devo diffidare della corte».

«Avrò anche un carattere rognoso, ma mi conosco e se non mento a me stesso con gli altri non posso che essere sincero. Perdonatemi dunque se non ho la pretesa di arrivare a tutti, il mio registro ha l’umiltà della pazienza di quei pochi che mi leggono!».

«Vacca magra! Per non disperdere le parole, non mi concedo di scrivere».

«Detesto l’intellettuale asservito al re! Plaude a corte, ma rinnega Dio».

«Seguono la partitura di un ordine. Ho visto manifestanti sfilare con atteggiamento composto. Stiamo in noi se, da liberi, vogliamo starne al di fuori!».

«Oggi sarò in piazza per non ritrovarmi più tra tampone e carta carbone».

«Spenta per limiti d’età l’accesa passione, quell’amare fisico diventa amore atavico».

«Il mio cane Fido precorre i tempi: sente ciò che io non vedo».

«L’ultimo colpo di coda sarà una falce che staccherà al mostro la sua orrida testa; sapremo essere, a quel tempo, pronti a scegliere da che parte stare per ritornar liberi?».

«Preferisco morire, se proprio devo, combattendo con l’audacia delle mie parole in bocca; il più discosto possibile dalla recita in coro del rosario votato all’insulsa obbedienza».

«Le pretese avanzate dalle attese logorano le ferie».

«Per trovare un ago in un pagliaio devo cercare non la punta, ma il filo che attraversa la sua cruna».

«Vederti nuda è un’eventualità del saperti vestita».

«L’amore è un sentimento che ti fa sentire ciò che non avresti mai creduto di poter pensare».

«Difficile gestire l’ansia da remoto e non esserne contagiati».

«Si è soli ad essere troppo belli, se manca il coraggio dei brutti!».

«Hanno bevuto l’illusione e si sono sentiti concretamente dispersi».

«Non illudetevi! La strategia del tavolino vincerà sul gioco di squadra».

«Al mare non è sempre detto che le dune siano di sabbia».

«La bellezza sfiorisce, ma il tempo ci porta ad una cataratta per occhio».

«Prima ti indispongono e poi ti occupano. Quelli che, mai visti, entrano nella tua casa con teatrale familiarità».

«Il dubbio mi convince più delle mille certezze dei molti che, per il semplice fatto di essere in tanti, si arrogano il diritto di dettare legge sui pochi che, non possono avanzare pretese, perché ghettizzati in una comunità marginale. Infatti, mi è chiaro che, chi dubita non ha più identità, giacché, non diverso dai banditi, vive straniero in patria».

«Con quale preoccupante ingenuità, giovani universitari, bevete la trasparenza offertavi ed ignorate, invece, quanto più vi dovrebbe essere imprescindibile: quel porvi delle domande del tutto lecite a difesa del senso della vita? Voi, sempre Voi, che giocate a sentirvi furbi, ma concedete una servitù di passaggio, incuranti di accettare di mettervi inconsciamente in pericolo. Pensate forse, con edulcorato cinismo, di fregare comunque il maledetto custode? Colui che, professandosi vostro amico, presto o tardi, deciderà del vostro destino?».

«Nel far convivere l’onda con l’orizzonte, il mare è maestro di vita».

«Guardarono allibiti coloro che, non solo vecchi a fine corsa ma anche giovani... giovanissimi, sarebbero andati, in fila ordinata e non, nella speranza di ritornare ad una vita normale, a ricevere in dosi la prevenzione all’indesiderabile. Avrebbero potuto spiegar loro che le contrarietà quando non si manifestano subito, prendono solo tempo; che diventano subdole più si allontanano dal focolaio; che da trasformiste, combinate all’imponderabile dormiente della vita, possono essere invisibili killer di un epilogo mortale. Tuttavia nel levar gli occhi al cielo, quei pochi cauti, si dissero impotenti!».

«La verità è ancora insabbiata perché i tanti beoti, per inappagato desiderio, sotto agli ombrelloni discutono delle curve che, spiaggiate dalle onde del mare, continuano a far riva».

«Piccoli uomini che frequentano i balconi e che escono dalla voliera con ciò che nascondono dentro ai calzoni».

«Ci sono momenti, come questo, che appenderesti la penna al chiodo; che staresti solo nel vento a fugare il tormento; che vivresti al largo del brusio di fondo della palude quando, tra rospi, serpi e zanzare, soffoca il pensiero.

Ci sono momenti, però, diversi da questo, che, cullato dalla dolce melodia che a volte l’animo regala, scriveresti un profluvio di parole; che daresti al verbo l’altezza delle luci quando scemano oltre cortina; che ti infliggeresti un pizzicotto e non saresti sorpreso di essere ancora in vita».

 

«Educata dalla progettualità di un’esterna ragione dal taglio basso, l’istintuale natura di genere cede alla confusione. Sente, ma finisce per credere a quel che vede con le cataratte agli occhi».