«Ho risposto a una tua chiamata di aiuto! Ti ho convinta a inscatolare e a lasciare andare tutto quello che nell’aldilà non avresti potuto portare».

«Con la stessa consapevolezza di chi se ne va di casa certo di non farvi più ritorno, in silenzio ho appeso il mio pesante cappotto all’attaccapanni e sono uscita dal dedalo del mio corpo».

«Fosse sufficiente tirare una funicella per essere dei bravi paracadutisti! Arrivati alla nostra resa dei conti, quanto prima ci liberiamo degli affetti che gravano su di noi come una spada di Damocle, tanto prima voliamo verso altri mondi».

«L’ultimo mese prima di congedarmi dal lavoro, come nelle gite di aprile o di maggio, quando a giugno finisce l’anno scolastico, lo vivo trasognato con la faccia incollata al finestrino della corriera».

«Altri tempi di altri improbabili mondi! Validata da una semplice stretta di mano, la parola data non poteva essere disattesa quando dignità e rispettabilità venivano poste a garanzia delle singole parti in causa».

«Matematici, filosofi e mistici dovrebbero spiegarci perché il numero perfetto sia il tre, quando all’amore si fa in due!».

«Non ti ho lasciato impreparata all’alta marea, con le dune ho arginato la tua disperazione, perché non prestassi il fianco all’incursione».

«Tronfi di ego, ma pieni di marcio. Tolto il nocciolo, non c’è niente da salvare».

«Dai prova di alterigia: il tuo essere avvocato anche quando non ti è richiesto è sicuramente fuori luogo».

«Dopo quarantatré anni di lavoro: andrò in pensione, ma non cercherò l’albergo».

«Non chiedermi di stare dove non posso essere».

«Ho capito chi eri da come chiedevi chi fossi».

«L’autore e l’editore non fanno sempre quello che conviene, ma quello che insieme convengono per dare visibilità al loro libro. Consapevoli che il successo è un’eventualità. Capita e non a tutti!».

«Al di sopra di ogni ragionevole aspettativa, più forte delle sconfitte, cresce la volontà».

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«L’unico strumento da brandire in difesa di una residua libertà individuale, a contrastare la dittatura dei protocolli, la poesia dei sentimenti».

«Notte latitante! All’alba di un nuovo giorno, luna evanescente».

«Amori asincroni: non si incontrano, hanno gli orologi biologici regolati su fusi orari diversi».

«Amore: noi insieme siamo quello che da soli non osiamo».

«Non dobbiamo mai pensare di essere troppo lontani l’uno dall’altra se gli eventi di oggi scrivono il nostro domani».

«Mi accorsi delle tue grazie allorché scoprii le tue fattezze».

«Delle tue dita amo l’indice della destra, tanto quanto l’anulare della sinistra».

«Ci siamo presi per i capelli: volevamo scoprire le nostre radici».

«Amo farmi conoscere attraverso le mie parole scritte che sorprendono e dicono sicuramente molto di più di quanto io stesso possa dire».

«Amore tossico! Trascinata sotto un lampione non chiede lumi».

«Meglio di un matematico, il poeta: l’unico al mondo che da un numero sappia argomentare una lettera».

«Fuori di testa, la parola che non sta in bocca».

«Piccoli uomini! Godono nel mettere in piazza, con dovizia di particolari, tutte le presunte relazioni avute con le loro rispettive consorti».

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«Noi, ora, come topi sul formaggio a scommettere chi sia il primo candidato alla trappola».

«Nella somma delle forze che ciascuno può mettere in campo, la differenza».

«Ogni parola spesa per amore, guadagna di diritto un posto nel mio cuore».

«Respiro il tuo pigiama. Mentre ti lavi i denti con il mio spazzolino, a braccio conto le note che hai lasciato sul tuo cuscino».

«Dopo una prima, una seconda noce di cocco. Impossibile addormentarsi sotto ad una palma, quando tira il vento e i tuoi capelli sfiorano il mio corpo».

«Nella chiamata alle armi, le premonizioni parlano di fattualità mute».

«La nomina di scrittore va all’autore del romanzo che si è saputo ritagliare il titolo di successo».

«Le piaceva solo un po’! Voleva salvarsi il margine del desiderio».

«I codardi temono la reazione del nemico, soffrono in silenzio la prigione!».

«Timidezza e complicità! Fingendo di non vedermi, se nuda ti sei specchiata, muta ti sei vestita».

«Chi è attratto dalla bellezza: dal bello per il bello che appaga gli occhi e la bocca, non necessariamente sa che cos’è l’amore o tanto meno può vantarsi di saper fare all’amore».

«Mercenario lo scrittore che con parole ruffiane vuole compiacere il suo lettore».

«Il mio punto di vista non può che essere un orizzonte».

«Sono giardiniere per portare un fiore su tutte le tombe dell’amore».

«Non v’è quiete per l’anima che trova il silenzio nell’omertà!».

«Tutta dedita a vivere l’attesa fece esperienza della costanza prima d’incontrare la speranza».

«Ci sono persone alle quali, con un ohibò, capita tutto e generalmente di fatica non hanno mai sudato in vita loro. Queste, sono smodatamente fortunate o sfacciatamente bugiarde».

«Staccando i talloni da terra si sentì sulla punta dei piedi solo dopo esser scesa dai tacchi».

«Un padre ad un figlio: di più non posso, di meno non voglio».

«Un amore che muore di fame è inutile!».

«Ignobili! Il burrocacao dalle scarpe del loro capoufficio lo passano alle loro labbra».

«Padroncine del matterello, le bigotte della domenica si sentono missionarie in chiesa».

«Complice di nuove morti, il silenzio dei vivi!».

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«Non vi fu un briciolo di onestà nella narrazione, giacché neanche da nudi fummo tutti uguali».

«Traditi nelle loro aspettative, dell’amore sono delusi! Dicono d’aver ricevuto molto meno di quanto avessero sognato. Sventurati, questi, che, ahimè, ancora sopravvalutano il domino incontrastato dei sensi».

«Convenimmo che, per quanto sarebbe stato bello, più giusto fosse interromperci prima dell’inevitabile salto nel buio, evitandoci così, associati a probabili strascichi del giorno dopo, pesanti giri di testa».

«Amori sbagliati! Allo scambio delle chiavi le toppe agli usci sono diverse».

 «L’amante che entra dalla porta di servizio risponde ad una chiamata di soccorso».

«L’ultimo superstite a combattere l’inesorabile avanzamento della desertificazione delle emozioni, il poeta che conosco».

«Le parole sono irragionevoli quando arrivano senza preavviso. Tempeste di vento inconcilianti. Trasportano cose e rimuovono cose».

«C’è più forza nell’imbarazzo della prima volta che nell’audacia dell’ultima».

«Nelle tue carezze, la mano che mi ha trasmesso le coordinate del tuo cuore».

«Arrivati sul tetto del mondo non c’è altra via d’esodo sicura se non scendere dal camino».

«Attente a non tirar crepe! Facce di bronzo imbiancate a calce, godono pure del plauso accademico».

«Mi hai detto, seguimi! Travolto dalla tua avvenenza, non ci fu più modo di trovare casa».

«Delle rose infrante, le spine di vetro!».

«La genialità scollegata dal mondo é una potenzialità altamente manipolabile!».

«Non lamentiamoci di quanto ci allontaniamo da casa, piuttosto occupiamoci di verificare quanto ci stiamo avvicinando al luogo a noi predestinato».

 

«Disallineati per necessità diverse dal nostro volere o per assenza di pathos: mentre ti spogliavi, io mi vestivo».

«Cieca diffidenza o misurata cautela! Mi chiedi, ti dico chi sono ma tu ancora non mi credi».

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«Rinveniamo straniati! Merluzzi pescati nei mari del nord, sfilettati e salati. Baccalà appetibili ai palati degli apparati innominabili tutti dediti a vaccinarci al loro modo di essere mondo».

«Se, nel cuore della notte, istintivamente offri un riparo ad una sconosciuta, potresti doverle un favore».

«L’aforisma arriva all’aforista come il treno che viene annunciato con un ritardo imprecisato».

«Se seguissi la mia predisposizione a dovere, potrei conoscere quello che potrei sapere».

«Tempestivo nel porre in salvo chiunque versi in una condizione di pericolo! Il miracolo è un movimento risolutivo, al di sopra delle parti, del tutto improbabile e del tutto inspiegabile a chi non sa di poterlo invocare».

«La pace vive anche di consuetudini. Così, con abitudine, in guerra vivo il tempo. Esco di casa alle stesse ore; giro in senso orario attorno al mio isolato e ritrovo tutto al proprio posto».

«Si sente dire: Guarda quel cane si è umanizzato! Niente di più sbagliato per il cane che, invece, dovrebbe condurre il suo amato padrone ad animalizzarsi se e quando, quest’ultimo, dovesse decidersi di recuperare, fuor di cultura, la libertà del suo istinto».

«Provenienti da un tempo remoto, l’incontro di sempre l’avremmo potuto vivere solo, dentro ad uno spazio domestico, in un tempo presente».

«L’attesa è dell’amor che non si consuma».

«Mi manca tanto, quel saperti vicina. Conto i giorni già passati, ad uno ad uno sfoglio i giorni che ancora ci dividono».

«Sedotto e abbandonato! Su due piedi, lasciato nell’incertezza di dover scegliere tra un mocassino e un sandalo».

«Vittima inconsapevole di una doccia fredda a ciel sereno, mi sono sentito impreparato e smarrito al dispiegarsi dell’architettura del male. Se non fosse stato per la ragione della fede che mi ha teso la mano, come avrei potuto correre ai ripari?».

«Alla congiura segue l’invocazione con plateale silenzio dei giusti a sostegno degli offesi».

«Hanno cantato vittoria nel campo di battaglia, non sapendo che, di ritorno dalla guerra, sarebbero morti intrappolati nella tela del ragno dell’orto di casa, la stessa da loro ordita per ingannare la compagine nemica».

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«Sì! Abbiamo vinto molto prima che il nemico pensasse di sconfiggerci, perché abbiamo creduto che l’andare controcorrente fosse fisiologico al recupero di una libertà vilmente sottrattaci».

«Mi fa brutto rubarla dal vaso, la miseria te la chiedo».

«Fragilità! In uno sguardo trasparente anche le profondità paiono di superficie».

«Malattia sociale! L’indifferenza di chi vive in un luogo comune».

«Quando sarai finalmente non lontano da me, fuori dalla tua area di riserbo, dopo aver appreso il tuo cognome sarà piacevole chiamarti solo per nome».

«Perché ieri mi è ancora troppo vicino, reticenza più che giustificata di chi serba l’indicibile, chiedimi pure domani quello che io oggi non ti posso ancora raccontare».

«Ci sono eventi imprevedibili che ti scaraventano a terra! Deflagrazioni che ti fanno tutto attorno terra bruciata, mentre tu cerchi, nel trascinarti ai margini di una masticata debole preghiera, tra i fumi opachi di un acre incenso, sotto le ceneri, ancora quel poco di coraggio che, nel mettere insieme i cocci schizzati via in ogni dove, dopo una doccia fredda, ti faccia rialzare».

«Poiché non ci sarebbe stata voce a cui avresti potuto dare ascolto, voce credibile, voce riconoscibile nel momento del bisogno, ti abbiamo portata via, dall’isola dalle finestre senza maniglie, alla volta del continente».

«Pendesse dalla ragione, dall’irrazionale potremmo raccogliere una qualche conclusione».

 «Non sanno rinunciare al boccone! Calpestano la ragione, uomini che danno prova di sé dalla cintura in giù».

«Nudo, passionale ed irriverente giace. Alla borghesia della parola, il poeta tace!».

«Il peso della coscienza ci è dato dalla somma delle verità nascoste».

«In un raro esemplare di cipresso antropomorfo, vedo un soldato che annuncia l’arrivo della primavera».

«Ritrattano! Tutti i pentiti folgorati dal denaro o minacciati dalla polvere da sparo».

«Rivoluzione: stato di tensione coesa a risoluzione».

«Sottile eufemismo di un giurista: non subiamo una Dittatura, ma uno Stato coercitivo!».

«Mi sono messo nell’ordine delle idee che, si debbano disordinare, a dovere, i fatti così come ci vengono riportati, se vogliamo minimamente accostarci alla verità degli eventi realmente accaduti».

«In difesa del nostro amore, saremmo stati capaci di correre ai ripari? Avremmo intuito prima, a scongiurare il peggio, le avvisaglie di ciò che ci avrebbe portato a perdere il lume della ragione? O saremmo rientrati in casa, sopravvissuti all’indicibile, a leccarci le ferite? Fortunatamente, ci è dato di vivere solo quello che siamo predisposti a sopportare».

«Cari giovani studenti, io credo che possiate ancora salvarvi dalle omologanti dottrine apprese sui banchi di scuola, solo se, nel sapervi tener lontani dalla più spicciola erudizione, manterrete, con senso critico e sana ironia, sempre viva la vostra intelligenza».

 

«Mia principessa, non so se oggi ti parrà scontato, ma, più delle donne che ti vogliono condannare, sono gli uomini che ti vogliono somigliare».

«L’intellettuale che stimo non dipende da nessuno dei suoi interlocutori, scrive di proprio pugno e parla a braccio».

«Volevo andare a cavallo e sono salita sulle tue ginocchia».

«Allorché tutto è programmato e tutto è ordinato a livello capillare verso un controllo totale, fingersi idioti potrebbe diventare un modo intelligente per preservare, in piena libertà, l’integrità della propria mente».

«In difesa delle genti... Aspetto quell’evento della natura che, invocato da una comunità di preghiera, miri ad azzerare il domino naturalizzato dell’incline al perverso».

«In un mondo di storti è difficile tenere la vela dritta senza correre il rischio, perché visti semplicemente diversi, di essere sbagliati».

«I poeti romantici aspettano l’autunno in estate, tanto quanto la primavera in inverno».

«Dall’occhio di chi ti sta vicino potresti scorgere la trasparenza dell’anima, il colore del suo carattere e, se sei fortunato, una qualche primordiale forma di bontà».

«Nessuno ha più cura della propria soglia di casa! Si scavalca lo sporco per non vedere. Chi ha preso la scopa di chi, se ad alcuno preme più il decoro?».

«Sopravvive non il più forte, ma il più adatto! Siamo così passati dal non avere un becco di un quattrino ad avere il solo becco».

«Amaro esistere... Non puoi dire di aver vissuto il meglio della tua vita se ti sei giocato l’occasione di amare e di essere amato».

«Più volte ho inseguito una definizione che potesse spiegare il raggiungimento dello stato di consapevolezza. Questa, che vi riporto in calce, senza la pretesa di essere assoluta, potrebbe essere una delle tante ragionevoli descrizioni: Quello stato di unicità, l’io sono, sintesi di io e sono, facente parte di un molteplice articolato».

«Vado direttamente in bagno! Lì, la mia timida Polly, dentro al box doccia, suo rifugio ideale, mi guarda, ad incrociare il mio sguardo, con i suoi due occhioni interrogativi, se tuoni e lampi annunciano l’arrivo di un temporale».

«Ho attraversato la trasparenza dei tuoi occhi: volevo incontrare i tuoi perché e ti ho abbracciato. Convinto che una stretta di mano non mi avrebbe appagato».

«Il pensiero, il libero pensiero, è l’unico lusso che anche i poveri in canna, quando dediti alla comune ricerca del lume della ragione, devono pretendere e, se necessario, all’occorrenza difendere dagli agguati, monotoni e banali, degli usurpatori di ogni tempo».

«Soggetti da diffidare, perigliosi ma anche leziosi! Hanno capito che tu hai capito e sul tuo conto, perfino di fronte all’evidenza di un errore, non ammettono di essersi sbagliati».

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«Pensarono bene di ingaggiare un'invisibile cellula Killer che avrebbe consentito loro, nel momento che avessero ritenuto più opportuno, di poter spegnere la vita altrui». 

«La tua audacia, la mia fortuna. Incrociando le tue gambe sulle mie, non una sola volta che io ti abbia detto di no».

«Siamo ancora fermi all’uomo delle caverne se la maturità non può che esprimersi in un mero giudizio numerico di una media aritmetica estratta da una griglia di valutazione».

«Ne uscirono incolumi perché non resero lo sguardo all’incantatore di serpenti».

«Tengo all’essenziale. A compendio del tutto, mi basta quel poco».

«Non possiamo mai avvicinarci alla linea immaginaria dell’orizzonte, anche se la bassa marea ci illude nel farci sentire tutti dei temerari avventurieri».

«Gettano a mare la merda che però galleggia! Le soluzioni dell’ultimo minuto tradiscono i corrotti».

«Ho abbassato lo sguardo di fronte all’avvenenza del momento e ho fatto due passi indietro e poi ancora un altro verso un’altra direzione. La nostra di sempre».

«Ora metto i miei ricordi nelle tue mani, il mio presente nel tuo domani».

«Inclini all’orizzonte, le branche e i rami di una chioma non si dimentichino che le loro proiezioni hanno sede nel baricentro delle proprie radici».

«Nello scrivere di lettere mi espongo quando pago di mano la mia responsabilità».

«Nel verificare l’attendibilità di una tesi, il poeta testa la ragione al vaglio dell’emozione».

«Geografie confluenti in un unico continente: mentre io so di poterti sempre trovare lato monte, tu, se mi perdi, cercami lato mare».

«A scuola come nella vita, tra costernazione ed indignazione, guardo alle tante zecche che, piene di sé, suggendo il sangue d’altri, al par dei santi si fan grandi».

«Sì! Uno è meno di uno, quando due è uno».

«Siedono là, il più pulito ha la rogna. Non si addice alle personalità illustri praticare il sentiero per arrivare in cima alla montagna».

«Cari giovani, se vi fanno scegliere una traccia è perché voi possiate dimostrare loro, passando da una gioventù che oggi vi pare sprecata, una vostra maturità acquisita. Stupite, dunque, l’intera commissione d’esame, non tanto per quello che sapete, ma per quello che consapevolmente siete».

«Va commisurata e cucita ad hoc! Astenersi dal farla se non si è sufficientemente empatici: la battuta è ben argomentata quando non offende la sensibilità del nostro interlocutore».

«Nel debutto di ogni storia dovremmo sempre valutare il costo di ogni singola vita».

«Lo debbo alla mia speranza alimentata da un’inesauribile pazienza, se per mia natura sono portato ad essere un instancabile ottimista».

«Imbucai una margherita sbucatami fra le dita, volevo lasciarti un mio fiore nel romanzo della tua vita».

«Noi, insieme, siamo più di uno e meno di due».

«La biblioteca è quel luogo dove vai per leggere libri, periodici e/o altro; navigare in rete, studiare e/o ricercare; prendere e/o riconsegnare libri; posto della ragione dove imbattersi in qualcosa di scritto che ti faccia mettere in discussione tutte le verità e/o certezze che, fino ad un momento prima, davi per acquisite; spazio, soprattutto, dove inaspettatamente incrociare lo sguardo di qualcuno/a e magari, grazie all’ausilio delle parole del cuore, innamorartene perdutamente».

«Agli innamorati, nello sfregarsi come pietre focaie, può capitare di dare alla luce».

«Più volte, ponderando, mi sono trattenuto dall’inveire! Posso, perciò, tranquillamente dire che sono di più le parole che si sono fermate sulla mia lingua di quelle che sono arrivate ad essere scritte su di un mio foglio».

«La poesia è di Dio! La profezia è dell’uomo che si sente depositario del volere di Dio».

«Sotto la sua chioma lussureggiante, ora godo della sua ombra al riparo dalla calura estiva, ma prima, molto tempo prima, ho infilato una canna tra le sue radici! Un tutore che dalla base potesse sostenere nella crescita il suo esile fusto».

«Non conoscono più il genere associato alla forma; l’eleganza legata al galateo; la ragione unita al buon senso. Indifferenziati, profumati, tatuati e sbandati nella vita. Uniformati ad un unico cliché, sembrano fatti in serie con lo stesso stampino. Hanno studiato nelle migliori università, tuttavia si sono lasciati orientare ad una cultura programmata e controllata dall’invisibilità del sistema che non prevede e non perdona l’insubordinazione».

«Eravate increduli quando da una vecchia foto vi abbiamo fatto vedere quanto eravamo giovani, belli e inconsapevolmente innamorati di una vita che, secondo natura, avrebbe dato i suoi frutti».

«L’esuberanza ti brucia, la pazienza ti consuma. Situazioni che ti attizzano e poi ti spengono col pretesto di cucinarti a fuoco lento».

«Delle parole che non mi stanno più in testa ne faccio libri da tenere in tasca».

«Si patentano con lauree ed ipotecano la casa di famiglia pur di frequentare sempre più costosi e altisonanti master. Figli di una dottrina di sistema. Giovani che, pur tuttavia, mancano di senso critico perché mancano di un sufficiente spirito di osservazione.  Sapessero, una volta tanto, e Dio solo sa quanto mi prema il loro futuro, formulare una semplice domanda: Ho visto; quindi, ne deduco che?».

«Dinanzi ad una nobiltà d’animo decaduta e alla povertà di un popolo senza regno, non finirò mai di stupirmi di quante persone vuote siano chiamate dal Re a motivare la corte, impegnata a  celebrare una stanca liturgia priva di confessione e di desiderio di assoluzione».

«No! Non saremo più solo noi indigeni, abitanti del luogo che ci appartiene per nascita, vocazione e tradizione. Insieme a tanti altri provenienti da ogni dove, vivremo come clandestini, perché, a quel punto, ci sentiremo forestieri a casa nostra o amanti in casa altrui».

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«Gli intellettuali più recalcitranti, quei pochi che sono sopravvissuti alle correnti di pensiero unico, ci dicono di storie che, nell’onorare la verità, verranno restituite all’improbabilità. Storie che, vista la tragicità degli eventi narrati, non si possono e non si vogliono accettare. Storie di confine fra la vita e la morte. Storie di chi è consapevole che in vita assisterà, suo malgrado, al declino di tante vite ingannate».

«Quand’anche, ipotesi non poi così bislacca, doveste incontrare un angelo che nel presentarsi voglia stringervi la mano, vi sia del tutto lecito chiedervi dove, prima di approdare in Terra, abbia riposto le sue ali».

«Dammi un contorno credibile che mi collochi al centro della tua attenzione».

«Ad esser sincero, nello scrivere non ho dovuto imparare da solo chi fossi già stato. I déjà vu, sospesi in orbite astrali, loro, più di ogni altro maestro, sono stati, nell’aggiungere l’essere all’avere, i miei mentori all’accademia della vita!».

«L’orgoglio ci separa molto di più della distanza che geograficamente ci divide».

«Ti ho ammirata sola come una luna, in un cielo sopra un pezzetto di terra, mare al chiarore di una stella».

 «C’è chi campa d’amore e chi nei campi coltiva more».

«No! Non chiedermi, vantando oggi su di me diritti acquisiti, solo perché a suo tempo mi hai dato. Oggi non me la sento. Domani, forse, magari».

«Uscire dal coma mediatico potrebbe portarci a riformulare un pensiero logico che metta in crisi l’imperscrutabilità dei grandi sistemi».

«Perché potevo immaginarla, molto tempo prima che mi concedesse d’abbracciarla, avevo già iniziato a desiderarla».

«Le ho parlato a lungo ed ora quasi mi dispiace che sia andata in corto».

«Mi hanno chiamato in causa. Volevano che dicessi quello che non avrei mai detto e che facessi quello che non avrei mai fatto. Loro non sapevano forse che, dal pianeta dal quale provengo, se peccato veniale è mentire agli altri, peccato mortale è mentire a se stessi!?».

«Ogni anno in più ci è inclemente! Ci sottopone al peso dei ricordi, tanto quanto ci restituisce al silenzio degli angeli seduti sulle panchine degli spazi più marginali».

«Le parole ben scritte, definendone il carattere autoriale e conferendone unicità e autorevolezza, sanno rendere invisibile il loro autore».

«Non credo che i giovani debbano proiettare tutti i loro sogni nello studio, sarebbe sbagliato e alquanto deleterio. Debbono, piuttosto, ragionare. Chiedersi il perché e il per come. Ricercare, parimenti, nella loro natura più intima, il guizzo creativo che li possa elevare al di sopra delle griglie mentali loro imposte da un sistema pesantemente restrittivo».

 «Il resto mancia, la mano resta!».

«Ci sono ignoranti che quando sono tristi paiono addirittura gentili, ma che, solo che riprendano fiato e un poco del loro smalto originale, statene certi, ritornano ad essere le più miserevoli bestie di sempre».

«Una scuola troppo pretenziosa e oppressiva nei propri progetti didattici, forgia giovani vuoi ossessionati dallo studio, vuoi disaffezionati alla vita. Giovani che sposano la cultura e che non si domandano del segno della propria natura. Giovani che non sono, perché non sanno ancora d’essere».

«Tutto ciò che non si può mettere da parte, andrebbe scritto».

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«Non volevano sentirsi bravi! Mi confidarono che non l’avevano fatto».

«Mi sono difeso! Ti ho detto la mia, perché non si pensi che sia tua».

«Sono saliti a cavallo, ma fuori dal tetto coniugale li hanno visti scendere da letti diversi».

«Quando si è commesso un peccato mortale, dire la verità, proprio perché si spera di non essere creduti, potrebbe essere la maniera migliore per nascondersi».

«Nasce decontestualizzato! La centratura dell’aforisma è a carico di chi lo legge».

«I suoni delle parole mi significano molto di più dei contenuti, troppe volte scontati, troppe volte abusati per speculazioni filosofiche di circostanza».

«La preghiera non può chiedere più di quanto l’orante sia stato capace di dare in devozione».

«Dal profumo della tua pelle conosco il colore dei tuoi occhi; dalla trasparenza delle tue parole ascolto la poesia del tuo cuore. Tu che, nonostante io mi ostini a portare la canottiera sotto al pigiama, ogni giorno mi dimostri che l’amore esiste».

«Perdonami se ti ho fatto stare in pena, ma io non ero in vena».

«Nel rincorrere la libertà ho dovuto affrontare il peso della più totale solitudine».

«La mia costellazione è il filo conduttore che mi orienta nel fitto arcipelago dei miei pensieri».

«Scrivere sicuramente è la cosa che mi riesce meglio, tuttavia, se debbo stilare una lettera per una comunicazione di servizio, commerciale o similare, non so mai quante volte io mi ritrovi a cancellarla e a riscriverla! Evidentemente, le parole, quando decadute ad un uso strettamente formale, mi sono ostili. Oppure, più semplicemente, posso ipotizzare che il mio dono non ami la forma».

«Segno tangibile di una coscienza viva! Tutte le porte da me bussate portano in calce il calco dei calli delle mie mani».

«Tutto è spudoratamente preordinato, se non ti posso porre una domanda che non sia stata prima messa in scaletta».

«Ad un certo livello non occorre solo chi dall’alto ti tende la mano, ma anche chi dal basso ti sostiene».

«Lontano dal frequentare tutti coloro a cui cresce il pelo sullo stomaco, senza alcun imbarazzo porto addosso il pelo del mio cane».

«Ad una ad una ho spogliato tutte le tue parole, volevo uscire dall’incantesimo della tua voce».

«Colui che ha rinunciato a tutto, l’uomo più libero che io conosca o l’uomo più schiavo di questa Terra. Dipende sempre da quale parte si analizzi la faccenda».

 «Ho scelto d’esser libero disimparando».

«Come mi disse a suo tempo un alto prelato: Non c’è filo che tenga, se tu buchi il foglio ancor prima che diventi pagina».

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«Non fiatano, dicono per pudore. Io dico, per paura della paura».

«Tanto quanto dimenticarti non posso, ricordarti non voglio».

«Perché nulla vada buttato: delle forme, raschio anche le croste».

«Natale a primavera... dai pioppi nevicata di pappi».

«La schiettezza è ancora un valore. L’unico che sappia contrastare l’ipocrisia perbenista degli intellettuali da salotto».

«Non riesco ad immaginarmi senza di me, figuriamoci poi se posso immaginarmi senza di te».

«Mano nella mano, risalimmo il sentiero per non farci schiacciare dal peso della montagna.  Era tempo di tacere. Consapevoli che ci eravamo detti molto di più di quel avremmo potuto sentirci dire».

«Sì! Non ho motivo di preoccuparmi, eppure non mi do pace saperti là dove io non sono, là dove io non sento, là dove io non c’entro. Sei andata via da poco e scusami se già mi manchi».

«Tanto quanto una bandiera, uno straccio legato ad un palo potrebbe essere l’inizio di una prima tenda».

«Sono sempre le persone piccine che si fanno grandi a millantare amicizie altolocate».

«Mia debolezza! Fede se non ci sei, sono io che non ti trovo».

«Vil nobiltà aristocratica: vedono che chiedi l’elemosina, ma non ti danno niente per non farti sentire in imbarazzo».

«Non lontano dal mio albero. Frutto della tua bellezza, il mio carattere indomito».

«Perché c’è sempre chi vuole vederla collusa, la mano contusa è una mano offesa durante una accesa contesa».

«Amo ritrovare le pieghe sul tuo volto: il filo strappato, il punto scappato; la tua linea di sempre che, nonostante tutto, tiene nel ricamo il nostro ricordo insieme».

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«Nella rassegnazione dei deboli, il successo della ragione dei potenti».

«Le parole sono come le persone che, se messe insieme, raramente si trovano d’accordo».

«Ad una certa età, perché ti abbandonano gli occhi, fai conoscenza del cuore».

«Mi hai colto alla sprovvista, digiunavo».

«Subisco la vanità di un sogno ogniqualvolta non posso desiderarti».

«È un dato di fatto. L'attesa si attesta sempre in coda».

«A fronte di un’eventuale soluzione di un problema, ponendosi al riparo da possibili confutazioni che potrebbero inficiare la sua credibilità, con la prova del nove, lo scienziato verifica sempre la correttezza di una sua tesi».

«Poiché vorrei vederne nascere in te una tua, di riflessioni, non mi stanco mai di dirti la mia».

«Inseminano le nubi! Vogliono la pioggia telecomandata su territori preventivamente geolocalizzati».

«Purtroppo, ci arriva solo il pensiero degli intellettuali che, inevitabilmente, per far carriera, si sono compromessi con il potere».

«Nel conflitto dei ricordi che restano, l'afflizione di chi è stato derubato in casa».

«A salvarla dal peso delle coperte, il letto di sabbie mobili».

«Le parole del poeta sono sempre solo quattro e da sole sanno sostenere in volo il peso di una croce».

«Ci allontaniamo dalla ragione ogniqualvolta, al seguito di una esacerbata ostinazione, siamo sopraffatti dalle velocità».

«Se vuoi mettere per dare, non farti troppe domande e premunisciti di togliere per avere».

«Mi procuro lo spago da pacchi prima di traslocare tutto il mio mondo in una scatola di cartone».

«A corte, i giullari sono stati nominati maestri del servizio pubblico. Non ci resta che piangere».

«Cara, in questa mia ultima, ho descritto in lettere i tuoi numeri».

«Solo vivendo in compagnia di un grande sogno ho imparato ad apprezzare il valore della solitudine».

L'ordine della libertà negata è la mia ultima raccolta di aforismi - Lupi editore(giugno 2024) 

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«Sì! Costoro ci hanno portati ad una situazione paradossale! Vorrebbero convincerci del fatto che per difendere la pace ci si debba preparare alla guerra».

«Quando veniamo insieme ci stringiamo forte per non perderci di vista».

«Il tuo corpo è bello come una clessidra che mi chiede sabbia per darmi tempo».

«Che io riesca mai a riconoscerti! A volte sono preoccupato, altre volte mi faccio bastare d’essere stupito. Tu che arrivi senza farti annunciare e senza tanto clamore sei sempre diversa».

«Il contenuto non può essere detenuto».

«Spiegazione convincente di quel che mi viene, quel che mi resta».

«Tentazione: la sensazione che mi susciti nel vederti e che sopravanza le ragioni che mi alimenti».

«Se mi intrappolano la lingua perché difendo il mio cuore, con un peso allo stomaco, rispondo di pancia».

«Trovata la quadra, il cerchio si chiude».

«È facile cadere in disgrazia quando, anche se non volendo, trovi chi non avresti mai dovuto incontrare».

«Ahimè! Guarda quanti piccoli uomini che, prigionieri del loro malessere, coltivano l’invidia come indivia fuori stagione».

«Proprio perché onoro le promesse che ci siamo fatte, non berrei mai da un altro bicchiere che prima non fosse già stato tuo».

«Passione e amore, sotto la cenere del focolare domestico, condividono ardore e candore».

«Te lo prometto, ma non te lo giuro, certo, verrò! Perché mi manchi, comunque sia, come potrò, dove sei, io ci sarò».